La vicenda risale allo scorso 13 settembre
Venerdì 11 luglio 2014 – 12.15
Era il 13 settembre 2013 quando i Carabinieri di Cortemilia e del Nucleo Operativo del comando Compagnia di Alba traevano in arresto R.L., direttore della filiale del Banco Azzoaglio di Cortemilia.
L’intensa attività d’indagine dei carabinieri era partita dalla disperata testimonianza di una vittima e aveva permesso di far luce sulla carriera dello stimato direttore che, dal 2007, aveva abbinato alla sua legittima occupazione la criminale attività di usuraio. Grazie alla sua posizione privilegiata, L. veniva a conoscenza delle difficoltà finanziarie di alcuni clienti della banca ai quali, non potendo essi accedere a prestiti bancari per vecchi debiti che non riuscivano a sanare, proponeva prestiti a titolo di “amicizia” con interessi che raggiungevano il tasso usuraio. Tale modus operandi è tipico degli usurai professionisti: dissimulando il fine delle loro azioni, tali individui si propongono quali unici amici delle vittime, quali uniche persone che hanno fiducia in loro, nelle loro attività e nella loro capacità di tirarsi fuori da un periodo di momentanea difficoltà.
Dopo l’arresto, avvenuto in flagranza di reato negli uffici dell’istituto di credito, l’uomo da subito ha negato le accuse a lui contestate. L’attività dell’Arma di Cortemilia ha permesso però di raccogliere ulteriori prove per sostenere le accuse in giudizio. Infatti, le approfondite indagini e l’accurata analisi effettuata dai militari sul materiale sequestrato nell’ufficio e nell’appartamento dell’uomo hanno permesso di identificare altre sette vittime.
I sostanziali e inequivocabili elementi di colpevolezza a carico del direttore, hanno portato la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Asti a richiedere il rinvio a giudizio di R.L., indagato per il reato di usura, aggravata dall’aver agito nella propria attività di direttore di filiale di banca in danno di cittadini che versavano in stato di bisogno; attività delittuosa condotta dal 2007 fino alla data dell’arresto in flagranza. I
Inoltre, gli sono stati contestati i reati di truffa e di falsità in foglio firmato in bianco nei confronti di due anziani coniugi del cui conto corrente aveva assunto la gestione.
Con il rispettabile bancario finiscono indagati anche il fratello dello stesso, P., e il figlio 25enne, M.. L’accusa che li riguarda è quella di violenza e minaccia per costringere le vittime a dichiarare davanti ai giudici false testimonianze.
Infatti, subito dopo l’arresto del congiunto, i due si erano presentati alle vittime tenendo atteggiamenti di implicito ammonimento e, addirittura, suggerendo in modo perentorio e minaccioso le risposte da dare ai Carabinieri nel caso in cui li avessero interrogati.
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Redazione