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L’Unesco si rivelerà fondamentale, ma non è sufficiente

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Il neo assessore regionale al Turismo Antonella Parigi: “C’è molta strada da fare”

Lunedì 14 luglio 2014 – 11.15

Antonella Parigi, neo assessore regionale al turismo nella Giunta di Sergio Chiamparino, ha concesso a “IDEA” una delle prime interviste da quando ha assunto l’importante incarico.


Subito dopo l’insediamento ha dichiarato: “Il mio obiettivo politico è dimostrare che “con la cultura
si mangia”, ovvero si fa sviluppo e occupazione”. Laureata in filosofia, nel 1994 fondò, con Alessandro Baricco e altri tre soci, la “Scuola Holden”, di cui è stata direttrice fino al gennaio 2005. Dal luglio 2000 al 2005 è stata consigliere d’amministrazione del Teatro stabile di Torino e vicepresidente della Fondazione circuito regionale, su designazione della Provincia di Torino. Ha dato vita
 a “Torino spiritualità” e nel 2006 ha fondato il Circolo dei lettori. 
A novembre è entrata nel Cda dell’Università di Torino. Con un passato nel “marketing” di grandi aziende, per lavorare nella Giunta di piazza Castello ha lasciato
 tutti gli incarichi precedenti

 

Cosa significa per il settore turistico piemontese l’ingresso nel patrimonio mondiale dell’umanità dei paesaggi vitivinicoli?

L’ammissione di Langhe, Roero e Monferrato fra i patrimoni dell’umanità è una straordinaria iniezione di orgoglio d’appartenenza e una spinta propulsiva per tutto il territorio. È uno stimolo a proseguire lungo la strada intrapresa, è una responsabilità in più per noi che abbiamo il compito di lavorare alla promozione del Piemonte. Ma è soprattutto un vantaggio competitivo sul mercato turistico che può renderci un “prodotto” ancor più appetibile: nella capacità di dare valore a questa come alle altre nostre prerogative in modo omogeneo e coerente, risiede una delle chiavi per incrementare flussi e presenze sull’intera regione. Di per sé il titolo Unesco non è sufficiente, esso deve rientrare in una narrazione complessiva del territorio che tratteggi e comunichi nel mondo l’identità del Piemonte: noi siamo “quelle cose lì”, siamo quella cultura, siamo quella storia, siamo quei paesaggi, siamo quei prodotti“.

 

Non c’è stata un po’ d’esagerazione nell’esaltare il pur importante risultato? Dopo tutto le residenze sabaude sono nella lista dell’Unesco da diversi anni…

C’è la legittima soddisfazione di chi a questo risultato lavorava da anni, credendoci, perseguendolo con passione e determinazione: è naturale che il raggiungimento di una mèta tanto ambita venga accolto con entusiasmo. Quando un successo è frutto di lavoro e sacrificio, viene celebrato con stati d’animo analoghi sia da chi si aggiudica un titolo olimpico, sia che si tratti di una gara locale. In questo caso, stiamo peraltro parlando del “campionato del mondo” dei territori, quindi qualche brindisi in più è ammesso. Non so dire se nel 1997 venne accolto con altrettanta enfasi il riconoscimento attribuito alla residenze sabaude, ma non v’è dubbio che l’identità turistica su cui il Piemonte ha iniziato a puntare in questi anni aveva ancora molta strada da fare a quel tempo, in primo luogo nella percezione dei piemontesi stessi. Non dimentichiamo che abbiamo anche i Sacri Monti fra i patrimoni tutelati dall’Unesco e oggi è l’unione fra tutte le nostre peculiarità a raccontare l’unicità di luogo che può giocarsela su scala internazionale. Ma bisogna lavorare per riuscire a portare il racconto del Piemonte all’orecchio dei pubblici più sensibili e attenti a un richiamo di questo genere”.

 

Quali strategie saranno adottate dalla Regione per potenziare il comparto turistico, risorsa sempre più fondamentale per l’economia piemontese?
Al di là di specifiche scelte strategiche, il primo passo non può che essere iniziare a pensare in modo strategico al comparto, mettere in atto modelli e processi che sono propri del “marketing” e della comunicazione integrata. Discipline che trovano il loro primo momento operativo nell’ascolto e nella comprensione delle situazioni su cui si deve intervenire: è l’attività a cui mi sto fortemente dedicando in questa fase iniziale del mandato, incontrando i vari interlocutori, recependo esperienze ed esigenze, raccogliendo dati e informazioni. Delineare il quadro della situazione è la premessa imprescindibile, unitamente all’osservazione di fenomeni e tendenze del settore in altre realtà, per predisporre una progettualità che risponda a criteri di efficienza ed efficacia. Una cosa va detta: bisogna mettersi a ragionare in termini di sistema territoriale nel suo complesso, puntando sulle eccellenze, ma senza cadere nell’eccessiva parcellizzazione della promozione e dell’offerta, innescando piuttosto economie di scala e facendo massa critica”.

 

Al di là delle prevedibili e comprensibili divergenze politiche, come giudica il lavoro svolto dal suo predecessore, Alberto Cirio? Cos’è da salvare senza riserve e cosa da bocciare?
In verità io ho avuto ben due predecessori, perché nella nuova Giunta regionale ho raccolto l’eredità di due Assessorati. Proprio nella volontà di riunire cultura e turismo vi è il primo e principale segno di discontinuità con il passato, l’affermazione del principio secondo il quale i due ambiti concorrono, insieme, a creare sviluppo e crescita all’interno di una comunità. Quanto alle specifiche azioni intraprese da chi è stato qui prima di me, preferisco pormi in un ruolo costruttivo piuttosto che ergermi a giudice dell’altrui operato: il ruolo richiede delle scelte e io compirò le mie, sulla base quali sarà chiaro il nuovo indirizzo dell’Assessorato”.

 

Il sistema delle Atl attuale è quello ottimale o necessiterebbe di modifiche?
Nell’ottica già evidenziata dell’attenzione alle “voci” del territorio, le Atl costituiscono un punto di riferimento e con esse ho subito avviato un serrato confronto per mappare la situazione in modo approfondito. In termini generali, posso dire che i modelli non si misurano in modo astratto, catalogandoli in buoni o cattivi, ma si verificano sul campo in termini di efficacia. Le Atl in questi anni hanno raccolto risultati apprezzabili, ma esse stesse sono consapevoli della necessità di porsi nuovi obiettivi, di rivedere alcune situazioni, di mettere mano anche agli aspetti normativi. Qui non c’è da fare promossi e bocciati, c’è da lavorare tutti insieme, perché non si vince mai da soli“.


 

Con i problemi di bilancio che la Regione, come tutti gli enti pubblici, deve affrontare, il sostegno all’offerta turistica e la promozione in Italia e all’estero rimarranno al centro delle attenzioni?

Il comparto turistico è in questo momento oggetto di ipotesi di riforme legislative nazionali da cui dipenderà il ruolo stesso delle Regioni e la loro possibilità di operare in ambito promozionale e di sostegno all’offerta. C’è un’operazione in corso, che ho subito sostenuto, portata avanti dai miei omologhi delle altre realtà regionali italiane, proprio per intervenire in tal senso, preservando così la centralità dei nostri enti nel sistema. Mi riferisco in particolare alla riforma del titolo V della Costituzione, la cui prima ipotesi normativa voleva portare il turismo fra le attività di esclusiva competenza statale e che l’intervento a cui facevo cenno ha modificato, scongiurando tale rischio. Ma la partita sul settore rimane aperta, ad esempio per ciò che riguarda la riorganizzazione dell’Enit, nonché per l’esigenza di ripensare la gestione e redistribuzione delle tasse di soggiorno. Tutti temi da cui dipenderà direttamente la possibilità di azione della Regione anche in termini economici”.

 

(Rivista IDEA n°28 – 10 luglio 2014)

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