“Si vivono giorni difficili, si sentono i razzi sopra le nostre teste, si sentono per la prima volta le sirene, si va per la prima volta in un rifugio”
Mercoledì 16 luglio 2014 – 10.00
Giorgio Groppo, presidente del Csv Società Solidale scrive da Gerusalemme, in un momento particolarmente delicato. Un editoriale che riceviamo e pubblichiamo.
“SE IL SEME MUORE, PORTERÀ FRUTTO
Scrivo l’editoriale da Gerusalemme in un periodo nel quale si può solo parlare di Pace.
È nuovamente scoppiata la guerra tra Hamas e Israele e si vivono giorni difficili, si sentono i razzi sopra le nostre teste, si sentono per la prima volta le sirene, si va per la prima volta in un rifugio.
Leggerlo sui giornali è molto più semplice che viverlo sulla propria pelle, anche perché la pace non pende né da destra né da sinistra, ma è soprattutto condivisione e rispetto.
I giornali non aiutano molto alla comprensione del problema sotto l’aspetto sociologico, per cui i palestinesi vengono sempre fotografati come dei poveri contadini che spingono un carretto, mentre gli israeliani come un soldato in mimetica, casco e mitra, ma il bene e il giusto ci sono da ambo le parti.
Israeliani e palestinesi desiderano vivere in pace, le persone comuni non seminano l’odio e la violenza, ma il bene.
L’altro giorno, passeggiando a Ben Juda, ho visto giovani giapponesi fare un coro per la pace e giovani israeliani stavano scrivendo sull’asfalto la parola “pace” a caratteri cubitali.
I giovani hanno gli occhi puliti e sanno rappresentare con poche parole quello che sentono, vivono, desiderano.
Questi due episodi non andranno mai sui giornali, ma è quanto desiderano tutte le persone di buona volontà.
Beati i costruttori di pace! E se ciascuno desiderasse prima di tutto il bene dell’altro, cosi come lo facciamo quando amiamo una persona, guarderemmo il mondo con occhi diversi.
Oggi apprendo sui giornali che la prima vittima israeliana è un volontario di 37 anni impegnato in un’associazione di volontariato umanitaria, che portava i viveri ai soldati israeliani al confine nord di Gaza, è stato colpito al valico di Erez. Ed è morto sul colpo. Non era un soldato isrealiano, ma un volontario e sono convinto che non odiava nessuno, non odiava il nemico, ma era lì semplicemente perché voleva fare il bene e soprattutto perché amava la vita.
Il chicco di grano che muore, porterà frutto.
Speriamo che la vita di questo volontario, porti la capacità di comprendere che con la guerra tutto è perso, mentre con la pace si può tutto.
Giorgio Groppo
Presidente
CSV SOCIETÀ SOLIDALE”.