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Appello dell’Uncem alla Regione: “Troppo tempo perso negli ultimi anni: subito operative le unioni montane di comuni”

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Riba: “Determinare le risorse, servono almeno 15 milioni di euro, le competenze e la pianta organica degli enti sovracomunali”

Lunedì 21 luglio 2014 – 8.35

Chiediamo alla Regione di istituire con urgenza un tavolo di lavoro con Uncem, Anci e Lega Autonomie per affrontare i problemi legati all’avvio delle Unioni montane di Comuni che sostituiranno le Comunità Montane”. La proposta è del presidente dell’Uncem del Piemonte, Lido Riba, formulata nel suo intervento all’assemblea dei sindaci e degli amministratori montani, a Torino.

 

Per Riba la prima necessità è una “governance efficiente” che inverta la tendenza del passato, quando è stato acconsentito che “ingenti risorse europee venissero dirottate al 100% sulla spesa corrente, costituita dai costi per personale, sedi e funzionamento”.

 

Ma non c’è tempo da perdere: le Unioni montane devono essere operative alla fine dell’estate. Dal 1° ottobre le Unioni devono essere formate e operative. Agosto e settembre devono essere utilizzati per definire le competenze e le funzioni degli enti – pianta organica e bilancio -, nonché l’entità del fondo regionale necessario per le Unioni. “Deve essere almeno di 15 milioni di euro – prosegue Riba – con cespiti chiari e utilizzo a vantaggio di progettualità concrete e cofinanziamento di progetti, comunitari e non”.

 

Da risolvere anche i problemi legati al commissariamento delle Comunità montane: “Abbiamo sempre sostenuto che la nomina di commissari poteva rendersi necessaria solo in caso di contenzioso e che, comunque, i commissari non dovevano essere nominati prima della costituzione delle Unioni destinate a succedere alle Comunità cessanti. Le quali, peraltro, fino al suddetto trasferimento avrebbero dovuto continuare, come di fatto hanno continuato a funzionare normalmente. Le nomine dei commissari costituiscono di per sé un’emergenza che come tale va superata al più presto possibile”, evidenzia il presidente Uncem Piemonte.

 

Ai temi legati alla governance del territorio, si uniscono importanti fronti legati all’economia delle Terre Alte. “Le capacità produttive sono la base per lo sviluppo – evidenzia Giovanni Francini, vicepresidente Uncem Piemonte – e per poter sviluppare un territorio occorre sicuramente una organizzazione con degli enti pubblici che funzionino bene, che non creino burocrazia, carte e scartoffie ma consentano ai privati di produrre e mettere prodotti di montagna sul mercato e creare benessere e certezza del futuro per le prossime generazioni. Mi auguro che le nuove Unioni siano l’unico ente delegato allo sviluppo della montagna con compiti ben precisi e chiari in modo di evitare doppioni”.

 

Enrico Borghi, deputato e presidente nazionale Uncem, non ha dubbi: “I sindaci devono diventare i protagonisti della guida del processo di nascita delle Unioni Montane, delle Città Metropolitane, delle Unioni. Devono prenderne la guida per evitare che riparta la spinta verso le fusioni obbligatorie. E devono farlo in modo che funzioni, altrimenti il tema si riproporrà”. “Il clima del 2007 – rimarca Borghi – non è cambiato. Rizzo e Stella sono tornati a dire che bisogna chiudere i Comuni sotto i 15mila abitanti, chi non avesse capito questa atmosfera deve svegliarsi. Anche perché non è più in discussione il se, ma il come. E se non saremo pronti, qualcuno ci sostituirà”.

 

Secondo Borghi, a livello di istituzioni “si è riaccesa una forte attenzione per la montagna”, occorre quindi “dimostrare che sul territorio c’è azione per governare i processi” e “dare battaglia per i servizi ecosistemici“, dal tema dell’acqua al “recepimento della direttiva comunitaria su elettrodotti e autostrade, per i quali devono essere fatte le opportune gare, chiudendo l’era delle proroghe automatiche”. Ed è necessario creare “una rete di istituti della montagna, con Università della montagna, che siano di supporto per la ricerca e l’alta formazione degli amministratori e delle nuove generazioni”.

 

cs

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