L’incontro si terrà mercoledì 15 ottobre, alle ore 21, presso il Cinema Monviso in via XX Settembre a Cuneo
Sabato 4 ottobre 2014 – 12.00
La conferenza rientra nelle attività organizzate da Lvia, Pro Natura ed altre associazioni per la settimana dell’alimentazione e la terrà il prof. Piero Bevilacqua, docente alla “Sapienza” e autore di molti testi, nei quali analizza le cause che portano alla fame nel mondo ed i rischi che corrono le economie occidentali se continuano a distruggere la “Madre Terra”.
La conferenza si terrà anche con l’intento di ricordare che il 16 ottobre si celebra la “Giornata mondiale dell’alimentazione” voluta dalla Fao, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.
L’Assemblea generale dell’Onu ha designato il 2014 “Anno internazionale dell’agricoltura familiare” e il tema della giornata mondiale è “Nutrire il mondo, preservare il pianeta”. Quest’anno si è voluto valorizzare l’agricoltura familiare e i piccoli agricoltori che sempre di più svolgeranno un ruolo determinante nel debellare fame e povertà, nell’offrire sicurezza alimentare e nutrizione, nel migliorare i mezzi di sussistenza, gestire le risorse naturali, proteggere l’ambiente e realizzare uno sviluppo sostenibile, in particolare nelle aree rurali.
Si tratta di un segnale forte, con cui la comunità internazionale riconosce l’importante contributo degli agricoltori familiari alla sicurezza alimentare mondiale. Anche in Italia l’agricoltura familiare svolgerà sempre di più un ruolo determinante, se sostenuta e incoraggiata.
Nella conferenza “I caratteri originali dell’agricoltura e la cucina italiana”, il prof. Bevilacqua chiarirà come la tradizionale cucina italiana, risorsa insostituibile anche ai fini turistici soprattutto in una provincia come la nostra che cerca di coniugare un turismo paesaggistico a quello eno-gastronomico, abbia le sue radici in un’agricoltura familiare che ha saputo creare biodiversità a seconda del tipo di suolo, dell’esposizione, del clima. Sono così nate varietà, oggi in buona parte sparite perché non adatte a grandi produzioni, che stanno alla base delle incredibili differenze culinarie del nostro paese. Recuperare queste produzioni significa dare un contributo alla nostra economia, ma anche al territorio ed al paesaggio.
Redazione