Confagricoltura Cuneo di ritorno da Salerno: “L’Italia prima in Europa, dati positivi in Piemonte”
Domenica 12 ottobre 2014 – 11.00
Confagricoltura Cuneo ha preso parte negli scorsi giorni a Salerno ad un importante incontro bilaterale sulle nocciole organizzato da Agrinsieme tra i Paesi dell’Unione Europea e la Turchia, primo produttore mondiale di nocciole.
“Il settore corilicolo è in forte espansione e con prezzi in salita – afferma il direttore della Confagricoltura Cuneo, Roberto Abellonio, presente all’incontro –; due fattori importanti, questi, per cogliere l’occasione di riconvertire anche in provincia di Cuneo, soprattutto nelle aree vocate, quei terreni e quelle colture che in questi anni non hanno dato i risultati preventivati”.
“La domanda mondiale di nocciole è in netta crescita – ha proseguito Mario Viazzi, direttore della Confagricoltura zona di Alba, anch’egli a Salerno -. È importante collaborare per promuovere questo prodotto trovando spazi per progetti comuni sull’innovazione e la promozione. Confagricoltura Cuneo è in prima linea su questo fronte come lo dimostrano le tante iniziative organizzate in questi mesi per diffondere la conoscenza di una coltura, quella del nocciolo, in grado di riservare importanti soddisfazioni ai produttori”.
Molto confortanti sono i dati relativi alla produzione in Italia, primo produttore europeo: nel 2013 sono stati raccolti 131mila tonnellate di nocciole, contro i 109mila nel 2012. In crescita anche la superficie totale dedicata alla coltura del frutto, salita a 71.484 ettari contro i 70.837 del 2012. Il Piemonte, secondo dati Istat risalenti al Censimento 2010, è la seconda regione in Italia, dietro la Campania, per numero di aziende dedite alla corilicoltura (8.362), al terzo posto per superficie dedicata alla coltivazione della nocciola (oltre 15mila ettari). Le stime, per la campagna in corso (2014/2015) prevedono una buona qualità del prodotto, con prezzi e investimenti in deciso aumento.
“Siamo di fronte a un quadro di crescita della domanda mondiale, con una diminuzione di prodotto da parte della Turchia a causa di fattori climatici – ha concluso Roberto Abellonio.
Redazione