Dove colpivano
Tre gli episodi delittuosi contestati nell’ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere: furti pluriaggravati commessi nei mesi di Novembre e Dicembre dello scorso anno in Racconigi, Fossano e Benevagienna in abitazioni dove i malviventi si introducevano in pieno giorno, unitamente ad altri soggetti allo stato sconosciuti, carpendo il consenso delle vittime con l’inganno, qualificandosi cioè come addetti dell’acquedotto o di fantomatiche società, incaricati di controllare l’impianto a seguito di presunte contaminazioni dell’acqua con il mercurio.
Identikit delle vittime
Le vittime, sempre anziane ed inermi, venivano convinte dell’assoluta necessità di radunare denaro e monili in oro per evitare che venissero danneggiati o perdessero autenticità, rendendosi conto dell’inganno troppo tardi, quando oramai i ladri si stavano dileguando con il maltolto senza esitare, all’occorrenza, a minacciare anche eventuali testimoni.
Le indagini
Nel corso del mese di Dicembre 2013 le indagini consentivano di attribuire, secondo la ricostruzione degli inquirenti, proprio ai due, concrete responsabilità in ordine ai predetti furti venendo riconosciuti dalle vittime, tra altri pregiudicati, nel corso di individuazioni fotografiche. Sottoposti ad interrogatorio, dinanzi al pubblico ministero gli indagati negavano la loro presenza sulla scena del crimine affermando di trovarsi in differenti località in presenza di due artigiani che analogamente confermavano integralmente gli alibi.
Una prolungata e meticolosa attività tecnico-investigativa dimostrava invece, ad avviso degli investigatori, la completa falsità delle dichiarazioni rese tanto degli indagati (dimostrando che non potevano trovarsi nei luoghi da loro indicati) quanto delle persone da loro coinvolte: secondo quanto emerso dalle verifiche investigative, venivano meno gli alibi precostituiti accertando che i due indagati avevano peraltro indotto gli artigiani, chiamati in causa per sostenere i loro alibi, a fornire a carabinieri e magistratura dichiarazioni mendaci per scagionarli.
Significativo il timore di subire ritorsioni manifestato da uno degli artigiani, tanto da essere indotto ad assecondare le loro richieste e la preoccupazione di subire ulteriori conseguenze una volta ritrattate le false dichiarazioni rese dinanzi all’Autorità Giudiziaria. Da ciò si evincerebbe il pericolo di inquinamento probatorio e la possibilità di reiterazione dei delitti come quelli contestati, posti a fondamento della misura cautelare in essere.
Come tutelarsi
Con tale risultato investigativo Carabinieri ed Autorità Giudiziaria auspicano soprattutto che i cittadini non cedano a subire tali reati consapevoli della necessità di denunciare/segnalare qualsiasi violazione penale o minimo tentativo di sopraffazione con spirito di fattiva collaborazione con le Forze dell’Ordine presenti sul territorio della provincia cuneese.
Le segnalazioni di casi sospetti sono sempre importanti: in media sono 170 gli episodi ai danni di anziani denunciati ogni anno ai Carabinieri della Granda ( ma sicuramente c’è una parte sommersa di eventi non denunciati per vergogna, tenuità del danno patito, mancanza di riferimenti o timore di disturbare). Spesso non è il valore materiale dei colpi ad essere significativo, ma è rilevante l’importanza affettiva per le vittime, che dunque subiscono anche una violenza morale. Il contrasto a furti, rapine e truffe agli anziani rappresenta una delle priorità strategiche del Comando Provinciale dei Carabinieri di Cuneo mediante l’organizzazione di campagne di sensibilizzazione della popolazione interessata (coinvolgendo patronati, parrocchie, circoli anziani ed università della terza età con incontri durante i quali i miliari dell’Arma trattano in particolare l’esposizione a rischio e le misure di autotutela possibili ), il recentissimo accordo con Poste Italiane con la realizzazione di un vademecum contro i truffatori distribuito agli anziani negli uffici postali, oltre alle continue attività repressive con l’analisi del fenomeno ed efficaci investigazioni.