Lettera aperta di Biraghi a Renzi perché non approvi l’emendamento sull’inversione contabile

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Il presidente della Confindustria Cuneo spiega perché l’emendamento metterà in ginocchio le imprese

Giovedì 18 dicembre 2014 – 16.25

Il presidente di Confindustria Cuneo, Franco Biraghi, ha inviato oggi al presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, una lettera aperta in cui chiede che il Governo non approvi l’emendamento alla Legge di Stabilità che obbliga i fornitori della grande distribuzione a fatturare senza applicare l’Iva, secondo il meccanismo noto come inversione contabile (reverse charge).

Egregio Presidente, questo nostro appello vuole essere un suggerimento affinché Lei possa rimediare ad un provvedimento, che sembra congegnato al solo scopo di distruggere in via definitiva un sistema economico già in agonia.
La “legge di stabilità”  che andrà tra poco all’approvazione del Senato, contiene uno  sciagurato  emendamento  che  prevede  che  i  fornitori  della  grande distribuzione  emettano  fatture  senza  l’applicazione dell’IVA:  di  conseguenza  le aziende  fornitrici  dovranno  pagare  l’IVA  ai  loro  fornitori  ma  senza  poterla recuperare, perché la GDO dovrà versarla tutta allo Stato. 

 

Questa misura non è altro che un prestito forzoso e senza interessi concesso allo Stato dalle aziende che forniscono i beni di consumo alla distribuzione organizzata con una portata devastante per le imprese fornitrici.  Queste, già in carenza di liquidità, entreranno in crisi perché non incasseranno più l’IVA, saranno costrette a chiedere il rimborso che riceveranno solo dopo anni di
attesa e solamente se saranno in grado di fornire una fideiussione.  

 

In questo modo, lo Stato drenerà almeno 10 miliardi di liquidità alle aziende fornitrici  della  GDO,  provocando  una  catena  inarrestabile  di  fallimenti, cessazione di attività, perdite di posti di lavoro e ritardi nel pagamento dei salari.
Le chiediamo pertanto, a nome di tutti gli imprenditori e per il bene dell’Italia, di evitare questa vera e propria rapina fiscale, che porterà un gravissimo danno a tutta la Nazione ed anche all’Erario, poiché – è evidente – le imprese  chiuse e fallite non pagheranno più le imposte“.