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La truffa dei vini “da medaglia d’oro” nei locali stellati: il racconto dello chef Allochis

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La telefonata di una cliente che chiede del vino specifico, l’acquisto e l’amara scoperta

Martedì 13 gennaio 2015 – 12.00

Una truffa ben orchestrata quella che ha colpito diversi ristoranti stellati della zona nelle scorse settimane. L’ultimo colpo venerdì, ai danni del ristorante Il Vigneto di Roddi. Lo chef  Manolo Allochis, ha deciso di raccontare alla redazione di Ideawebtv la sua disavventura per evitare che altri possano finire nella rete dei truffatori.

 

È successo venerdì intorno alle 9.30 – racconta Allochis – quando una cliente mi ha telefonato chiedendomi di prenotare un tavolo per la serata, per 15 persone, in occasione del compleanno del padre; la singora, oltre a chiedermi una torta, mi ha anche fatto una richiesta specifica su dei vini francesi, vincitori di medaglia d’oro, motivando la cosa con un regalo che avevano fatto all’anziano genitore, di alcune bottiglie di un Bordeaux francese, molto pregiato secondo quanto affermava la cliente, e che pur volendoli ricomprare per la serata, non poteva procurarsi da sola, in quanto il rivenditore non trattava con privati“.

 

Allo chef la richiesta non è sembrata strana: “Abbiamo una clientela selezionata e il nome fornito dalla signora, che aveva un accento italianissimo, è molto comune in zona, anzi il caso ha voluto che avevo avuto dei clienti proprio qualche settimana prima con quel cognome“. Inoltre è molto difficile capire se il vino in questione sia o meno pregiato, visto che ad una prima ricerca, senza avere il nome del produttore o dell’annata, vini simili arrivano a costare anche oltre mille euro.

 

Dopo aver riattaccato con la cliente, Allochis chiama il rivenditore, il cui numero era stato fornito dalla stessa, e chiede informazioni sul vino: “Il rivenditore mi dice subito che è un vino pregiato e molto richiesto al momento e che una cassa da tre bottiglie costa 220 euro, per la spedizione si sarebbero organizzati loro col fattorino; io non avendolo mai sentito, così come non conoscevo il vino,  gli chiedo con chi trattasse, visto che essendo della zona conosco un bel po’ di rivenditori, e lui mi fa i nomi di tre quattro clienti tra Marene e Cuneo, per cui i sospetti, che in un primo momento avevo avuto, vengono subito fugati“.

 

A quel punto lo chef richiama la cliente, che gli ordina due casse di vino per un totale di 440 euro, con la scusa che avrebbero regalato al padre sia lei, che la sorella, lo stesso vino. “Ho chiesto come garanzia il numero della carta di credito per fare l’ordine, ma la cliente tergiversava, dicendomi che si trovava in auto, ma che in ogni caso lo avrebbe ritirato alle 17. Per cui mi convinco e faccio l’ordine. Complice anche il periodo non proprio favorevole per noi e il fatto di non voler scontentare una cliente“.

 

Il vino viene effettivamente consegnato ma della signora che lo aveva richiesto non c’è traccia, nè alle 17 di quel pomeriggio nè dopo: “Vedendo che nessuno veniva comincio a chiamare il numero della signora, che mi risulta staccato, poi il numero del produttore, staccato anche quello. A quel punto parlo con un cliente che lavora in questura e lui mi consiglia di denunciare il fatto e così scopro che la truffa va avanti da un po’, già prima di Natale, ai danni di ristoratori del posto e dei dintorni”.

 

In effetti, facendo poi una ricerca approfondita sulle bottiglie di vino, oltre al danno si aggiunge la beffa, e lo chef scopre che il costo di ogni bottiglia “pregiata” si aggira dai 4 agli 8 euro: “Non so se sia vero ma mi dicono che attualmente stanno vendendo questi vini, in offerta, in un supermercato tedesco per un totale di 17 euro“; a ingannarlo anche l’etichetta, molto simile ai vini “medagliati” realmente esistenti.

 

La delusione è tanta e allo chef resta l’amaro in bocca: “Non tanto per i 400 euro spesi ma per la modalità, che va a intaccare il rapporto di fiducia che si cerca di instaurare con i clienti. Mi consola sapere che ci sono delle indagini in corso e che si arriverà a scoprire, ne sono certo, i responsabili. Io personalmente ho parlato con tre persone e dalle immagini delle telecamere si dovrebbe riconoscere l’auto del fattorino. Ho deciso di raccontare la cosa per evitare che altri come me ci caschino e per invitare tutti a tenere gli occhi aperti“.

 

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S.V.

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