Dal controllo sanitario sulla fauna selvatica al rilancio di una gastronomia di nicchia. Se ne è parlato in una conferenza stampa venerdi 23 gennaio a Cuneo.
È l’obiettivo finale dell’attività del gruppo integrato che si occupa del monitoraggio sanitario sui selvatici in provincia di Cuneo e che Andrea Dematteis, direttore del Cerigefas – una Fondazione che fa capo all’Università di Torino e che collabora stabilmente con il gruppo – ricorda illustrando un progetto pilota che nella stagione venatoria iniziata a settembre 2014 ha già permesso di ottenere presso il Centro 125 conferimenti.
Del gruppo integrato coordinato dal veterinario dell’Asl CN1 Sergio Rinaudo fanno parte colleghi della stesa Azienda e della CN2, i rapporti con altri Enti sono frequenti e riguardano i 7 Comprensori Alpini, i 5 Ambiti territoriali per la caccia, la Guardia Forestale dello Stato, la Provincia, l’Università, l’Istituto Zooprofilattico per il Piemonte, la Liguria e la Valle d’Aosta.
Perché occuparsi di fauna selvatica? “In ultima analisi – spiega Giorgio Sapino, direttore del dipartimento di Prevenzione dell’Asl CN1, all’unisono con il collega Attilio Clerico della CN2 – ci sta a cuore la salute dei cittadini e, almeno in questo ambito, stiamo creando un’uniformità di visione con l’obiettivo di estenderla a tutto il Piemonte”.
Oltre alla salute umana c’è un discorso di sanità del patrimonio zootecnico (c’è la possibilità di trasmissione di malattie tra selvatici e animali allevati) in un territorio, come quello Cuneese, che alleva il 52% dei bovini e il 71% di suini di tutto il Piemonte, in un ambito territoriale che rappresenta oltre un quarto quello regionale, costituito per il 75% di montagna e collina.
Tubercolosi, brucellosi, trichinosi (o trichinellosi), aujeszky, rabbia, sono malattie per le quali il Piemonte è indenne solo in parte.
“Il Piemonte è regione indenne per la brucellosi bovina dal 2009 e ovicaprina dal 2005 – spiega Giancarlo Bertola, direttore del settore Sanità Animale per Cuneo e Mondovì – da quest’anno lo sarà anche per la tubercolosi bovina. Trichinellosi e aujeszky sono sottopsote a controllo diagnostico negli allevamenti suini, per la seconda è in corso di attuazione il piano di certificazione di indennità delle aziende suinicole necessario per la commercializzazione all’estero dei prodotti”.
Sulla trichinellosi, che è una zoonosi (malattia trasmissibile dall’animale all’uomo), sono previsti i controlli sui suini e sui cinghiali cacciati.
“Siccome i cinghiali sono a rischio infestazione da trichinella – ricorda Mauro Negro, direttore del settore Igiene degli Alimenti di Origine Animale – occorre effettuare il controllo anche su carcasse di cinghiali abbattuti a caccia e destinati al consumo domestico”.
Una stima di 50 mila esemplari di selvatici (ungulati) in Provincia di Cuneo, di cui 12 mila cacciati richiede un lavoro meticoloso che, spiega Sergio Rinaudo, “porterà alla definizione di mappe georeferenziate per individuare le zone di presenza di popolazioni di selvatici e anche della positività a diverse patologie”.
Continua Rinaudo: “Intanto effettuiamo un controllo epidemiologico delle malattie infettive e infestive trasmissibili agli animali domestici e all’uomo. Negli ultimi tre anni, abbiamo aumentato il numero di prelievi effettuati sui selvatici da 221 a 504 (per i cinghiali si è passati da 124 a 207) e creato una banca di siero congelato”.
Altri compiti del Gruppo: fornire conoscenze tecnico-scientifiche ai cacciatori, formazione dei colleghi per un corretto approccio ai selvatici, promuovere una conoscenza responsabile dei selvatici con le scuole.
Esiste anche una sala per esami autoptici a Fossano, dove il veterinario Michelangelo Botta effettua esami per verificare lo stato sanitario dell’animale morto, con una valutazione delle lesioni e dei traumi subiti, lo stato di nutrizione, della cute e, previa eviscerazione del cadavere, dello stato interno degli organi, con prelievi (sangue, organi, feci).
Alla conferenza hanno partecipato veterinari, rappresentanti di vari Enti (Comprensori, Atc, Provincia). In rappresentanza dell’Istituto Zooprofilattico era presente il dr. Giancarlo Pistone.