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Operazione “Bisanzio”: torna in carcere una delle componenti della banda | La Cassazione ha confermato la pericolosità del gruppo criminale

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Lo scorso 12 febbraio i Carabinieri della Compagnia di Savigliano hanno bussato alla porta di A. M., 24enne rumena, che presso l’abitazione della madre beneficiava degli arresti domiciliari concessi dal Tribunale di Cuneo lo scorso settembre, tre mesi dopo l’esecuzione nei suoi confronti e di altri 10 uomini albanesi dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere all’esito della complessa operazione contro i reati predatori denominata “Bisanzio”, condotta dai Carabinieri del Reparto Operativo di Cuneo.

La giovane è stata nuovamente condotta presso la sezione femminile del carcere di Torino in esecuzione del provvedimento emesso dalla Procura della Repubblica di Cuneo, dr. Attilio Offman,  e dell’ordinanza del Tribunale di Torino – sezione del riesame – avverso cui il suo legale aveva interposto ricorso per Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso riconoscendo la pericolosità della rumena e, pertanto, l’esigenza della custodia cautelare in carcere.

 

Nell’ambito dell’operazione condotta dai Carabinieri del Reparto Operativo di Cuneo tra dicembre 2013 ed agosto 2014, A.M. veniva ritenuta responsabile di associazione per delinquere finalizzata al compimento di una serie rilevantissima di reati, soprattutto furti aggravati in abitazione, furti d’auto e di una grave rapina in abitazione con sequestro di persona perpetrata a Pasqua in Monasterolo di Savigliano. Insieme ad un altro complice, lei aveva il delicato e fondamentale compito di effettuare il trasporto del gruppo degli esecutori materiali nell’area prescelta per i delitti recuperandoli al termine degli stessi.

 

Confermando l’esigenza cautelare in carcere anche nei suoi confronti, la Corte di Cassazione – II sezione – avvalora con tale sentenza gli elementi raccolti dagli investigatori, in intesa con la Procura della Repubblica di Cuneo, confermando la sussistenza e la pericolosità dell’associazione criminale e dei reati predatori cui tutti gli imputati erano dediti con carattere di continuità e del vincolo associativo.
Per coloro che hanno chiesto il giudizio abbreviato, con riduzione della pena di un terzo,  l’accusa ha chiesto sino ad 8 anni di reclusione: la sentenza è attesa per il prossimo 2 marzo.

 

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