Nella giornata odierna sono state eseguite, in Piemonte, Liguria e Toscana, numerose perquisizioni domiciliari e locali dal Nucleo Polizia Tributaria Torino e disposte dalla locale Procura della Repubblica, nei confronti di cinque fratelli libanesi, tre dei quali residenti in Italia, indagati per riciclaggio.
All’esito delle indagini, durate oltre due anni, condotte dalle Fiamme Gialle del capoluogo piemontese con il prezioso ausilio dell’F.B.I., di Europol e coordinate dal P.M., Dott. Antonio Rinaudo, gli indagati sono sospettati di aver avuto un ruolo in un vasto meccanismo di riciclaggio internazionale, lungo l’asse Libano, Italia, Germania, Belgio ed Africa centrale.
Il denaro – di verosimile provenienza illecita – sarebbe giunto nel nostro Paese principalmente dal Libano, attraverso canali non tracciati ( quali il c.d. sistema Hawalla ovvero a mezzo corrieri di valuta), nonché operatori finanziari esteri, e quindi riciclato, anche grazie al coinvolgimento di più persone fisiche e/o giuridiche operanti sul territorio nazionale.
Tale attività sarebbe stata favorita principalmente da aziende riconducibili agli indagati, attraverso l’immissione delle disponibilità finanziarie provenienti dal Medio Oriente in un ingente commercio di autovetture e macchinari industriali usati, acquistati in Italia ed in Europa, e destinati alla successiva vendita in Africa, attraverso l’esportazione dal porto di Anversa.
Nell’ambito delle investigazioni, scaturite dall’analisi di anomale movimentazioni finanziarie in capo ai fratelli libanesi e sviluppate dal Nucleo Polizia Tributaria Torino, sono emersi significativi indici di anomalia anche con riferimento alla verosimile illecita provenienza delle provviste.