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Sanzionato per il furgone senza assicurazione, tenta il raggiro per evitare la multa | Si era presentatao con il contrassegno pagato dopo la sanzione commutata dalla Gdf esibendo un tagliando postumo

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In occasione di un controllo stradale svolto in una frazione di Cuneo, i Finanzieri del Nucleo Mobile della locale Compagnia, hanno fermato un furgone di proprietà di un’impresa cuneese, riscontrando l’assenza del previsto contrassegno assicurativo, a copertura della responsabilità civile per danni verso terzi.

 

Il conducente è stato quindi sanzionato e l’autocarro sottoposto a sequestro amministrativo, come previsto dal Codice della Strada. Nel pomeriggio dello stesso giorno il titolare della società, datore di lavoro del conducente del mezzo, si è presentato alla Guardia di Finanza riferendo di avere regolarmente rinnovato, in precedenza, la copertura assicurativa del furgone, esibendo il relativo contrassegno ed il certificato di rinnovo.

 

La decorrenza della copertura assicurativa dal giorno precedente al controllo ha insospettito i militari che hanno contattato la sede centrale della compagnia assicurativa, ottenendo la trasmissione del “foglio di cassa” che riporta tutti i dati relativi ai pagamenti da parte degli assicurati.

 

Tali dati confermavano la fondatezza dei sospetti e dimostravano il tentativo di raggiro attuato dall’imprenditore e dall’agenzia di assicurazioni: infatti il pagamento non risaliva ai giorni precedenti il controllo, ma era stato incassato solo a seguito della redazione del verbale da parte delle Fiamme Gialle. Risultava quindi evidente che il certificato consegnato agli Ispettori era stato contraffatto, con l’indicazione di una data e di un orario falsificati per mascherare la totale assenza di copertura assicurativa dell’autocarro, allo scopo di evitare le ben più elevante sanzioni previste nel caso con il conseguente sequestro del mezzo.

 

L’amministratore della società cuneese è stato segnalato alla Procura di Cuneo per il reato di falso unitamente ai due assicuratori che dovranno rispondere dell’accusa di “falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti servizio di pubblica necessità”, previsto dall’art. 481 del Codice Penale.

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