È arrivato nei giorni scorsi dall’Unione Europea il primo importante stop al Governo italiano in materia di inversione contabile, il meccanismo introdotto dall’ultima Legge di Stabilità che, obbligando le imprese fornitrici della Grande Distribuzione Organizzata e della Pubblica Amministrazione a fatturare senza incassare l’Iva, crea un insostenibile problema di liquidità e mette a rischio la sopravvivenza di migliaia di aziende.
Il 13 marzo, infatti, il Commissario europeo Pierre Moscovici, rispondendo ad una precisa interrogazione dell’europarlamentare Alberto Cirio, che fin dall’inizio ha fatto sua la forte azione di protesta messa in atto da Confindustria e Ance Cuneo, ha affermato senza se e senza ma che la decisione presa dall’Italia di far entrare in vigore lo “split payment” per i fornitori della Pubblica Amministrazione già dal 1° gennaio 2015, senza aver ancora ricevuto l’autorizzazione del Consiglio europeo, viola palesemente la normativa comunitaria.
“Qualsiasi misura di deroga in materia di Iva – scrive Pierre Moscovici ad Alberto Cirio – può essere legittimamente applicata in uno Stato membro solo previa adozione all’unanimità della proposta della Commissione da parte del Consiglio”. Il Commissario europeo precisa inoltre che la Commissione ha ricevuto dal Governo italiano una domanda di deroga “relativa all’eventuale applicazione di un sistema che consenta alle autorità pubbliche di versare l’Iva su un conto speciale per beni e servizi loro forniti”, ma che tale domanda “attualmente in corso di ulteriore esame e deliberazione” e che “la Commissione presenterà al Consiglio una proposta di deroga o invierà una comunicazione, esponendo le sue obiezioni alla misura richiesta”. “Questa vicenda ci lascia ogni giorno più perplessi, ci sono troppe domande senza una risposta – commenta il presidente di Confindustria Cuneo, Franco Biraghi –. Perché lo Stato italiano costringe gli imprenditori ad un costoso cambio di procedure se non si conosce l’esito di tale domanda? Si rende conto il Governo di quante sono le imprese fornitrici della Pubblica Amministrazione, che dallo split payment subiranno crisi di liquidità pazzesche, certamente insostenibili per comparti già in difficoltà come l’edilizia? E come questo vada a sommarsi all’annoso problema dei pagamenti della Pubblica Amministrazione, sempre più lunghi e difficoltosi, in un momento in cui le banche concedono di malavoglia credito a chi lavora con il pubblico? Perché i nostri parlamentari continuano a non volerci rispondere?