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Combattere la burocrazia eccessiva, azioni coordinate tra Governo ed enti locali per evitare continue emergenze idrogeologiche | Convegno indetto da Coldiretti Cuneo

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Azioni concrete nella gestione dei corsi d’acqua, chiarezza di competenze tra Protezione civile, Aipo, Regione e Comuni: queste le conclusioni a cui è giunto il partecipato convegno indetto da Coldiretti Cuneo sul tema “Passa l’acqua sotto i ponti?”

 

Le due sale della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo erano gremite di amministratori, sindaci, dirigenti di Coldiretti, presidente e tecnici dei Consorzi Irrigui.

 

La presidente provinciale e regionale di Coldiretti, Delia Revelli, nell’introdurre il convegno, ha subito messo il dito nella piaga: “Per non tornare agli eventi anche luttuosi del ’94, bisogna superare l’ostacolo della burocrazia. La pulizia dei fiumi, in molte zone, resta da fare, in moltissime da completare. Negli ultimi duecento anni, il fenomeno del rischio idrogeologico è andato in crescendo, anche a causa degli insediamenti urbani sconsiderati. Il deflusso naturale delle acque va imbrigliato, per cui vi è la necessità sia della manutenzione ordinaria che di quella straordinaria. Per fare questo, abbiamo la necessità di un quadro normativo molto più snello, nel quale agire”.

 

A spiegare la portata del problema, è stato chiamato Franco Parola, responsabile del Servizio Ambiente e Territorio di Coldiretti Cuneo: “In Piemonte, vi sono tremila chilometri quadrati di territorio considerati ad alto rischio tra frane e alluvioni. Su questa superficie, insistono quattrocentomila abitanti, per cui un Piemontese su dieci vive in zona a rischio. Dal 1920 ad oggi, si sono persi dodici milioni di terreni agricoli, di cui sei urbanizzati ed altrettanti sono stati occupati da boschi non gestiti. Dal ’63 ad oggi, in Piemonte, si sono verificati 65 eventi alluvionali”.

 

Per Giorgio Ferrero, assessore regionale all’Agricoltura, occorre affrontare il problema alla radice e lavorare per il presidio del territorio, a partire dalla montagna e dalla collina.

 

In Piemonte, il 5% della superficie, inoltre, è stata cementificata e il 65% di questa riguarda suoli agricoli di prima categoria. Per questo, la Giunta regionale sta lavorando per una legge che si occupi della tutela del suolo in una regione dove si è costruito nove volte tanto il necessario.

 

Claudia Chicca, dirigente dell’Aipo (Agenzia Interregionale Po) – sub Area Piemonte Ovest, ha evidenziato, come in Piemonte, l’Agenzia abbia un ruolo esecutivo dei progetti del Pai (Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del bacino del Po) e spenda mediamente quattro milioni duecentomila euro per manutenzione ordinaria e straordinaria nei fiumi di competenza, occupandosi del taglio della vegetazione ove questa impedisce il deflusso delle acque e della gestione dei corsi d’acqua e dei sedimenti con l’attuazione della direttiva che condiziona pesantemente le operazioni di asportazione della ghiaia”.

 

Le competenze regionali  sono coordinate dall’assessore Alberto Valmaggia, il quale ha evidenziato che “oggi, a differenza del ’94, vi sono strumenti di controllo delle precipitazioni sparse sul territorio regionale, per cui, si possono prevenire i disastri. A livello di Protezione Civile, le esercitazioni diventano un momento di prevenzione e di pulizia degli alvei. Evidenzio però – ha concluso Valmaggia – l’assurdità di aprire le cave in pianura sui terreni fertili e l’impossibilità di prelevare pietre e ghiaia dai fiumi. Un’assurdità che la Giunta regionale si impegna a modificare”.

 

È toccato a Francesco Campopiano, dirigente del Servizio Ambientale del Dipartimento della Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ammettere che il Governo non è in condizione di dare risposte concrete, al di là di gestire le emergenze.

 

A fronte delle richieste di 33 milioni di danni per l’alluvione in Piemonte del 2013, sono stati stanziati solamente 2.5 milioni. Nel corso del 2014, i danni stimati delle alluvioni in Piemonte sono stati di 170 milioni a fronte di uno stanziamento di 22. Per tutti valga il dato nazionale. Rispetto ai 6 miliardi di euro causati dalle alluvioni nel 2014 in Italia, il Governo ha stanziato 450 milioni di euro.

 

Andrea Olivero, vice Ministro alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, ha evidenziato, la “situazione di ingolfamento e di difficoltà causata dalla burocrazia. Lo spopolamento delle aree interne è la causa del dissesto idrogeologico. Occorre tagliare la burocrazia, accompagnare le piccole – medie imprese agricole che presidiano il territorio, ma soprattutto vi è la necessità di una nuova legge nazionale sulla forestazione entro l’autunno, che vada a disciplinare l’attività forestale alla luce del fatto che solo il 14% della superficie italiana occupata da boschi ha un piano di manutenzione, mentre il resto è lasciato all’incuria totale”. Alla domanda di quanto il Governo intenda investire, Olivero ha risposto: “Sono necessarie strategie coordinate anche con la Regione, per l’utilizzo dei fondi europei, mentre nell’ambito delle politiche di coesione, occorre responsabilizzare i funzionari pubblici apicali, affinché si snellisca la burocrazia e si eviti il problema sostanziale dello scarica barile che la sovrapposizione normativa ha contribuito a creare”.

 

Numerosi gli interventi dei Sindaci e dei Dirigenti di Coldiretti che hanno messo in evidenza la troppa burocrazia, il conflitto legislativo e la scarsa concretezza ed incidenza della gestione, sia regionale che dell’Aipo. Un ruolo importante potrebbero averlo i Comuni ed i Consorzi Irrigui, ma hanno le mani legate da una situazione legislativa, che è veramente eccessiva.

 

Ha concluso i lavori della partecipata tavola rotonda il direttore di Coldiretti Cuneo, Enzo Pagliano, il quale ha ribadito la disponibilità di Coldiretti ad essere soggetto costruttivo nel percorso di indispensabile semplificazione, nell’interesse sia delle imprese agricole che della società intera.

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