Chi oggi apre e gestisce un’azienda agricola, un esercizio commerciale, una struttura ricettiva, un’impresa del terziario nei Comuni montani del Piemonte non può pagare le stesse tasse e imposte di chi possiede un’analoga attività in centro a Torino, o nelle zone industriali della prima cintura delle aree urbane.
Da principio, ampiamente condiviso non solo nei Comuni montani, a legge, nazionale e regionale. Uncem apre un percorso politico di analisi delle opportunità di sgravi fiscali e burocratici per le Terre Alte. Come ha già fatto la Regione Sicilia e come si apprestano a fare altre Regioni, è oggi necessario individuare “Zone a fiscalità di vantaggio” nelle aree montane. Meno Irap per le imprese ad esempio, diverse norme per l’apertura di attività, meno burocrazia, ruolo maggiore per Unioni montane e Comuni in forma associata nel programmare lo sviluppo territoriale.
Uncem ha avviato nei giorni scorsi un confronto con Parlamentari piemontesi che credono nella possibilità per la Montagna di avere misure specifiche, non assistenzialismo, ma corretto “diritto allo sviluppo” che è possibile solo colmando gap burocratici e fiscali. Positivo il percorso avviato dalla Regione Piemonte con la “legge sulla semplificazione”, due mesi fa. Ma non basta. “Dobbiamo infatti agire sulla fiscalità – ha detto stamani a Cuneo, intervenendo al convegno “Vado a vivere in montagna” Roberto Colombero, sindaco di Canosio, presidente dell’Unione montana Valle Maira e membro della Giunta Uncem – Dobbiamo poter usare fondi europei nazionali e fondi del Fesr per specifiche detrazioni in “Zone a fiscalità di vantaggio” che andiamo a identificare nelle aree montane. Queste non sono più marginali e sono oggetto oggi di investimenti, forte interesse anche da parte di nuove generazioni che vogliono fare impresa. Ecco perché servono dei sostegni continuativi, non una tantum in occasione delle aperture. Una specifica legge deve sostenere chi da anni garantisce attività turistiche, artigianali, agricole”.
Alcuni numeri: in 94 Comuni piemontesi non vi sono esercizi commeciali e in più di 300 ve ne sono meno di tre. Il fondo rotativo regionale previsto anni fa non è bastato. Le misure di sostegno per le piccole e micro imprese devono essere stabili, continuative. La Sicilia ha avviato ad aprile 2015 nell’Assemblea consigliare regionale l’iter della legge che istituisce le “Zone franche montane”. Il Piemonte può fare lo stesso percorso. A livello nazionale, all’interno della Delega Fiscale, già analizzata dalla Commissione bilancio del Senato, vi sono aperture in questa direzione. In Sicilia, le risorse necessarie al finanziamento delle agevolazioni previste sono reperite, previo accordo col Governo statale, dal Fondo europeo per lo Sviluppo e la Coesione.
Prima possibile azione legislativa necessaria, secondo Uncem, l’approvazione da parte del Parlamento del disegno di legge sui piccoli Comuni e la Montagna che vede tra i primi firmatari l’on. Enrico Borghi. All’articolo 15 viene istituito un fondo per incentivare la residenza nei piccoli Comuni nel quale sono compresi agevolazioni fiscali per chi possiede attività economiche nei Comuni montani. Ma anche per l’attivazione e il mantenimento di attività agricole. Uncem coinvolgerà nel percorso le associazioni di categoria dell’agricoltura, dell’artigianato e del commercio: solo con una forte sinergia tra Enti locali e imprese è possibile ottenere risultati per sconfiggere la crisi e rilanciare il sistema economico delle aree montane.