La legge riconosce al c.d. “terzo settore” – enti associativi e sportivi senza fini di lucro – una serie di vantaggi d’imposta a sostegno delle attività ricreative e culturali. Non mancano casi di abuso di questo “regime” fiscale di favore, di cui beneficiano indebitamente circoli, ristoranti, palestre o centri benessere, che operano in concreto come autentiche “imprese commerciali”, praticando, di fatto, una concorrenza sleale nei confronti degli altri operatori del settore.
E’ il caso di una nota palestra attiva in provincia, oggetto di un approfondito controllo della Guardia di Finanza e degli Uffici INPS di Cuneo.
L’operatore, che conta numerosi iscritti, agiva sotto le vesti di società sportiva dilettantistica, pur presentando un organico, una struttura ed incassi, rispondenti, piuttosto, a quelli di un’attività imprenditoriale, confermata dall’assenza di iniziative collegate a manifestazioni sportive all’interno di Federazioni riconosciute, e dall’esclusiva effettuazione di prestazioni individuali, come corsi e servizi di personal training a pagamento.
Gli uomini della Compagnia di Cuneo, dopo un accesso congiunto con quelli dell’ufficio INPS, hanno esaminato oltre agli aspetti contabili e normativi, anche la posizione contributiva dei numerosi istruttori attivi nella struttura.
Dall’esame della contabilità è emerso, tra l’altro, un ammanco di ricavi, per i quali si è presunta una indebita distribuzione tra i soci, oltre ad alcuni canoni di locazione palesemente sovrastimati, a beneficio di alcuni membri della compagine, che sono risultati essere anche i proprietari dei locali.
La posizione degli istruttori, che lavoravano su turnazioni di 6 giorni e per fasce orarie prestabilite dai soci, con turni prolungati per molte ore a settimana nel corso dei quali provvedevano anche all’effettuazione di pulizie o di attività di reception e segreteria, è stata ritenuta corrispondere, piuttosto, a quella di veri e propri lavoratori dipendenti, anche in considerazione del fatto che veniva loro corrisposto un compenso “orario” anziché un semplice “rimborso”, come previsto per la normali associazioni sportive dilettantistiche.
In sede di accesso, all’interno della struttura, oltre a procedere all’identificazione di un’inserviente “in nero”, è stata rilevata un’area relax con sauna, jacuzzi e bagno turco che operava in esenzione d’IVA, al contrario di quanto correttamente praticato dagli operatori economici del settore.
Al termine delle attività è stata contestata un’evasione IVA (mai versata) per circa 300.000 euro ed un’evasione delle imposte dirette per circa 1.450.000 €, corrispondenti agli incassi raccolti nei vari anni e mai sottoposti a tassazione.
L’amministratore della società è stato segnalato alla Procura di Cuneo per non aver mai presentato la dichiarazione IVA mentre gli Uffici dell’INPS e dell’Agenzia delle Entrate sono stati interessati per valutare i profili sanzionatori di rispettiva competenza connessi alle numerose risultanze di indagine.