Si è tenuta ieri mattina a Milano, presso il padiglione Italia di Expo, una importante iniziativa promossa dal Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato per discutere del futuro della montagna italiana.
Emblematico e significativo il titolo dell’iniziativa: La Montagna al lavoro: tutela, difesa, educazione e produzione. Vivere e rispettare il territorio montano per garantire lo sviluppo sostenibile e le produzioni di qualità.
Ad aprire i lavori il viceministro Andrea Olivero che ha ringraziato chi opera nei comuni alpini e da eccellenza alla qualità italiana.
La Montagna non ha bisogno di assistenza ma del riconoscimento del suo ruolo, con una politica che in conseguenza di questo gli possa riconoscere le risorse per attuare quelle politiche necessarie per il suo mantenimento ed il suo sviluppo.
“La montagna non è da salvare, ma è la montagna che salverà l’Italia.”
Questa la significativa sintesi, in una battuta, del viceministro che ha ricordato come il 47 per cento del paese è formato dalla montagna e ben il 31 per cento delle imprese agricole sia collocato in territorio montano.
Un ruolo centrale quello della Montagna Italiana insomma, tra valorizzazione delle risorse paesaggistiche, il suo ruolo strategico e fondamentale per la conservazione della biodiversità, ed il grande contributo dato all’economia nazionale attraverso le produzioni locali di qualità.
Per questo, ha sempre sostenuto Olivero, l’Imprenditorialità di montagna va sostenuta ed accompagnata in maniera specifica, con un maggior riconoscimento delle sue potenzialità e delle sue peculiarità.
A questo riguardo un primo importante obbiettivo è stato ottenuto con il riconoscimento all’interno della pac della specificità montana per quanto riguarda l’agricoltura.
Un altro tema sottolineato con forza dal Viceministro è la gestione patrimonio agroforestale da valorizzare, che oggi rappresenta solamente una potenzialità per l’economia di montagna, in quanto non ancora governato in modo efficace ed efficiente.
Se si sarà in grado di lavorare in questo senso la Montagna sarà ancor più il luogo ideale per garantire la sostenibilità del modello agricolo.
In conclusione del suo intervento, Olivero, ha focalizzato l’attenzione sul ruolo della Montagna come garanzia e tutela del territorio, con la necessità di promuovere delle politiche rilevanti per arginare il dramma del dissesto idrogeologico.
Di estrema rilevanza anche l’intervento dell’On. Enrico Borghi, presidente nazionale Uncem, che ha sottolineato la necessità di ricollocare al centro dell’agenda nazionale il tema dell’ammodernamento istituzionale e legislativo che renda possibile alla montagna essere al centro della programmazione per il nostro paese.
Questo perché fino a pochi anni fa la montagna era collocata e intesa come il margine perché il modello economico fordista prevedeva al centro della sua azione i grandi agglomerati urbani.
Negli ultimi anni è cambiato il paradigma, la montagna non è più il margine e quindi non può più essere governata con il modello delle comunità montane fondate sulla ridistribuzione di quello che rimaneva delle risorse nazionali.
Dentro il forte cambiamento che stiamo vivendo ci sono due elementi rivoluzionari che pongono la montagna in posizione strategica.
Il primo è che il pianeta sta esaurendo le risorse, il modello di sviluppo che abbiamo adottato sta esaurendo le risorse energetiche.
Anche e soprattutto in questo senso per noi europei va letta la strategia macroregionale alpina, perché le alpi sono
il più grande serbatoio di energia dell’Europa, contengono e ridistribuiscono il 95% delle acque.
Il secondo è il tema del limite dello sviluppo che si riflette nella legge sul consumo del suolo, il tema dell’efficienza energetica, il tema del modello economico e di sviluppo che decidiamo di darci per scongiurare il consumo definitivo delle risorse.
Per questi fondamentali motivi, sostiene Borghi, la montagna è diventata centrale nelle politiche di sviluppo del nostro paese.
Anche qui, si potrebbe riassumere tutto in una battuta “C’è la necessità di sviluppare un nuovo patto tra città e montagna all’interno di un nuovo modello di governance per le aree rurali e montane che le renda in condizione di gestire le fondamentali risorse che hanno e governarle”
A questo riguardo, quindi, bisogna lavorare per il nuovo rapporto tra montagna e città, bisogna decidere se vogliamo un nuovo patto o se pensiamo che la montagna possa essere meramente un territorio da colonizzare.
Serve quindi una nuova alleanza tra città e montagna, dentro una logica di vertenzialitàcon la consapevolezza che la Montagna svolge funzioni supplettive per l’intera collettivitànazionale, e questo ruolo deve esserle riconosciuto.
Sempre secondo il presidente Uncem: “Dobbiamo ripensare in questa logica anche al ruolo delle comunità locali, che devono avere nuove modalità di governance adatte a gestire questi nuovi processi.
Il tema della riaggregazione istituzionale a questo riguardo quindi diventa decisivo, e in questo senso è drammatico il divario tra le diverse regioni con alcune che sono avanti nel processo di riforma e almeno 12 che invece sono state immobili sulla tematica.”
“ A questo riguardo abbiamo bisogno di una azione unitaria e unificante – ha concluso Borghi – per evitare che questa situazione di stallo si traduca in una sostanziale incapacità dei territori di governare i processi di cambiamento a cui sono soggetti vedendosi quindi sottrarre dall’esterno la titolarità per poter gestire le proprie ricchezze e determinare quindi il proprio futuro.”
Durante la mattinata hanno portato il loro contributo il dott. Paolo Angelini in rappresentanza del Ministero dell’Ambiente, l’Assessore alla Montagna della Regione Piemonte Alberto Valmaggia, la dott.ssa Alessandra Stefani vicecapo del Corpo Forestale dello Stato, Luciano Sammarone del Corpo forestale dello stato, Paolo Salsotto del Corpo forestale dello stato, Silvia Olivari coordinatrice CTS PN delle Cinque Terre, Paola Favero capo UTB Vittorio Veneto, Lauretta Adotto del MiPAAF e diversi esponenti della Coldiretti, Confagricoltura e della Cia nonché diversi sindaci di montagna presenti.
Ha concluso i lavori il viceministro Olivero che ha voluto portare tre ulteriori considerazioni ai lavori tenutesi in mattinata.
La prima è relativa alla definizione di Montagna, un problema che si ripropone da troppo tempo nel nostro Paese e che deve essere affrontato in modo serio e decisivo per poter poi lavorare per le politiche necessarie per il suo futuro.
Altro tema nodale è quello legato ai beni comuni e a come intendiamo gestirli e governarli, per assicurarne la loro riproducibilità e metterli a fattor comune come elemento straordinario di ricchezza e di crescita per tutti i territori di montagna.
La terza ed ultima è che da oggi partirà il lavoro lungo quelle direttrici che sono emerse dai lavori e sulle quali il Governo intende investire in modo concreto. Per questo a settembre sarà siglato un accordo tra Uncem ed il Ministero delle Politiche agricole per trovare insieme le strade innovative per lo sviluppo montano, con particolare riferimento alla rete rurale nazionale e al ruolo dei territori montani in essa, adottando le scelte strategiche che possano finalmente dare il via a quelle politiche innovative per lo sviluppo della montagna che da troppi anni il nostro Paese aspetta.