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Cirio: “L’UE conferma la nostra tesi: le imprese colpite non dovranno restituire sgravi”

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La Commissione Europea ha preso la sua decisione L’Italia ha commesso alcuni errori nella concessione degli sgravi alle imprese colpite dalla terribile alluvione del 1994, ma ormai è tardi per chiedere il recupero delle somme.

 

E’ questa la conclusione a cui è giunta la Commissione Europea dopo una lunga indagine, partita nel 2012 su
segnalazione di un giudice italiano, su alcuni casi di agevolazioni in seguito a calamità naturali come la riduzione del 90% delle imposte, dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi obbligatori.

 

L’europarlamentare Alberto Cirio, che ha seguito la questione fin dal suo insediamento a Bruxelles un anno fa,
soddisfatto, ricorda: “Questa indagine è stata la mia prima preoccupazione quando sono stato eletto al Parlamento
Europeo a luglio 2014. Ho anche incontrato il Commissario Vestager, che si occupa di concorrenza, che ha concordato con me nel definire “crazy” la possibilità di richiedere alle imprese aiuti percepiti oltre 20 anni fa. La decisione della Commissione ha confermato la nostra linea: nonostante ci siano state delle leggerezze da parte dei governi che si sono succeduti, non si può chiedere la restituzione di somme percepite da così tanto tempo, poiché la legge italiana non impone l’obbligo di conservare le scritture contabili oltre dieci anni e quindi non si può più valutare se c’è stata sovracompensazione”.

 

L’indagine della Commissione Europea ha valutato se gli aiuti concessi in occasione di sei calamità naturali
avvenute in Italia tra il 1990 e il 2009 (terremoto in Sicilia nel 1990, alluvione nell’Italia settentrionale nel 1994,
terremoto in Umbria e nelle Marche nel 1997, terremoto in Molise e Puglia nel 2002, eruzione vulcanica e terremoto in Sicilia nel 2002, terremoto in Abruzzo nel 2009) fossero conformi alle norme previste dai Trattati Europei, per le quali questi aiuti sono ammissibili, purché si rispetti l’obbligo di notifica e non si verifichi una sovracompensazione dei danni.
In tutti i casi, tranne l’alluvione in Piemonte, non era stato richiesto di dimostrare l’esistenza di danni e la loro entità, e solo nel caso del Molise nel 2002 e dell’Abruzzo nel 2009 era avvenuta la notifica.

 

L’eventuale decisone di far restituire i fondi avrebbe rischiato di mettere in ginocchio migliaia di aziende in tutta Italia: sono, infatti, 80 mila quelle che hanno usufruito di questa forma di aiuto negli anni, 60mila delle quali ancora in attività. Cirio aggiunge: “Questa decisione ci dimostra, poi, che la Commissione europea non è quel mostro burocratizzato che è stato spesso dipinto, e che se si lavora con serietà ed impegno e sopratutto si seguono passo passo le pratiche italiane si possono ottenere grandi risultati. Infatti non soltanto chi ha beneficiato di questi aiuti non dovrà restituirli, ma anche tutte quelle aziende che non lo hanno ancora fatto avranno un precedente importante per ottenere dal Governo italiano parità di trattamento”.

 

In merito ai numerosi casi pendenti davanti alla giustizia nazionale, infatti, la palla passa ora al Governo nazionale che dovrà adeguarsi a quanto stabilito dalla Commissione UE e soprattutto assicurare parità di trattamento a tutte le imprese dei territori colpiti da queste calamità.
Maggiori dettagli sulla propria decisione saranno resi noti dalla Commissione Ue nelle prossime settimane.

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