Marco Scibona – Senatore M5S, Segretario 8° Commissione Lavori pubblici, afferma in una nota: “Ogni giorno che passa gli esponenti di questo Governo riescono a consolidare la certezza che di democratico hanno solo il nome.
Mentre continuano a riempire le pagine dei giornali e gli schermi televisivi di trasparenza e condivisione riescono a far rimpiangere chi almeno coerentemente con il proprio ideale dittatoriale imponeva le sue scellerate scelte senza ipocrisia, senza indorare la pillola, semplicemente imponendosi, senza dialogo e senza appunto DEMOCRAZIA.
Così, dopo il cementificatore ad orologeria Lupi, che almeno dalla sua aveva il pregio di non essere democratico per tessera, ecco Delrio.
Cambia lo stile: dimesso al posto che arrogante, al ministero di piazza della Croce Rossa (ospite della holding FS) ci si va in bicicletta invece che con l’Audiblu, ma nulla è davvero cambiato dai tempi di Di Pietro & Bargone, Matteoli & Martinat, Passera & Ciaccia, Lupi & Incalza: la politica delle infrastrutture e dei trasporti non viene decisa tra le mura del ministero, men che meno nelle sedi parlamentari deputate, ma negli studi ( o sulle barche) di improvvisati collaudatori, sperimentati consulenti, impuniti subappaltatori, conclamati bancarottieri.
Il Ministro medio-padano pensa di poter tessere una nuova tela di ragno che dia parvenza di dialogo, discussione e trasparenza continuando la farsa dell’Osservatorio come strumento dedicato a coloro che bramano alle compensazioni piuttosto che al bene dello Stato e del Popolo sovrano.
La politica del “fatto compiuto” in assenza di vero contraddittorio è sintomo di un mal celato governo dittatoriale. È dal 1991 che si continua a dire che la Nuova Linea Torino – Lione non può più essere messa in discussione.
Con buona pace dei proclami d’obbligo ad ogni nubifragio di ferragosto la politica del territorio resta un delirio, con buona pace di Delrio: perché rimane nelle mani di coloro che lo consumano senza tregua e lo squilibrano con interventi dissennati, sottraendo le poche risorse economiche disponibili con la fabbrica del debito pubblico di cui le Grandi Opere sono la “migliore” garanzia.
Delrio stia sereno, stia renzianamente sereno, non c’è e mai ci sarà spazio, tra chi si oppone allo spreco di risorse e di territorio, per chi con supponenza ed imposizione cerca di vendere pentole di cartone a chi non ha di che riempirle.
Potrete, forse, convincerne uno, ma per ogni corrotto altri cento capiranno che serve fare altro, serve il pane, non le brioches”.