Riceviamo a pubblichiamo direttamente dal FAI di Cuneo, rappresentato dal Capo Delegazione Marco Fraire, in merito alla riapertura della Strada Provinciale “del vallone” di Elva:
La nostra Fondazione, cui sta particolarmente a cuore la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio artistico, architettonico e paesaggistico italiano, sente il dovere di intervenire in ordine al dibattuto problema della riapertura della strada provinciale cosiddetta “del vallone” di Elva dopo gli interventi di rimozione, da parte della Provincia di Cuneo, del materiale franoso caduto, in due successivi episodi, sul sedime viario. Molto è già stato detto, discusso, proposto e richiesto. In questi giorni un movimento popolare che ha raccolto l’adesione di migliaia di persone ne chiede l’apertura immediata, nello stato in cui si trova.
I Servizi Tecnici della Regione, interpellati dalla Provincia, ne sconsigliano l’utilizzo per il forte rischio del ripetersi di fenomeni franosi. Il percorso stradale, sicuramente un’opera “ardita” per il periodo in cui è stata realizzata, paesaggisticamente non passa inosservata. Incide in modo evidente il versante est (sinistra orografica) del vallone. Il nostro occhio si è abituato a questa “incisione” come, ad esempio, si è abituato agli altrettanto arditi viadotti della linea ferroviaria Cuneo Nizza, infrastrutture necessarie per assicurare un servizio adeguato al progresso.
Dieci chilometri di carrozzabile, fiancheggiata da pareti di pietra viva, attraverso dodici gallerie scavate nella roccia, con una vista mozzafiato sul paesaggio, sono una esperienza di viaggio da provare. Fu Alessandro Claro, un oste della borgata Reynaud, a volerla fortemente come nuova via di comunicazione per consentire ad Elva di uscire dal proprio isolamento. Era il 1880 quando, in punto di morte, lasciò un piccolo capitale in eredità al Comune proprio con questo scopo. Un gruppo di validi uomini, incaricati dall’allora Sindaco Chiaffredo Dao, iniziarono così i lavori, a mano, a colpi di picozza, aprendo un primo stretto ed accidentato sentiero. Dopo varie battute d’arresto fu addirittura Giovanni Giolitti, nel 1891, a prodigarsi perchè i lavori continuassero, ma la strada venne finalmente aperta soltanto nel 1956.
“È una vera e propria opera di Land Art ante litteram – secondo Paolo Pejrone, noto paesaggista di fama mondiale e uno dei primi soci del FAI, che queste zone conosce molto bene – e come tale dovrebbe essere intesa. Se pensiamo che è stata interamente costruita a mano, picconata dopo picconata, con il sudore di chi ha fortemente voluto uscire dal proprio isolamento plasmando la natura, senza violentarla ma, al contrario, modellandola come fanno gli artisti contemporanei lavorando con il territorio, in un rapporto che lega l’individuo all’ambiente, allora si capisce che il suo valore trascende il materiale per entrare nel campo delle opere d’arte. In questo caso bisognerebbe allora pensare non solo ad un intervento di manutenzione ma ad un vero e proprio “restauro”. Gli elvesi si sono distinti nei secoli per coraggio e caparbietà nel resistere ai lunghi inverni di isolamento. Il loro patrimonio d’arte rappresentato dal ciclo di affreschi quattrocenteschi di Hans Clemer, definito la piccola Cappella Sistina delle Alpi, le loro tradizioni storiche come il Museo dei “Caviè”, unico nel nostro Paese e l’impareggiabile paesaggio alpino, sono una ricchezza che appartiene anche a tutti noi. Il loro valore supera certamente qualsiasi cifra stimata per i lavori necessari! Abbiamo tutti il dovere di tutelarli e valorizzarli perchè possano continuare a far vivere una comunità che negli ultimi anni ha creduto e investito nel proprio territorio, quella montagna che da più parti si chiede venga aiutata e ripopolata perchè non muoia. Per questo motivo il FAI sostiene il comitato spontaneo che in pochi giorni ha raccolto oltre 2500 firme di persone che chiedono la riapertura della strada.
Il FAI richiede quindi che:
– venga riconosciuto il valore storico, ambientale e paesaggistico della “strada del Vallone” come un pezzo di memoria della montagna;
– venga messa in sicurezza, con le opere minime ed essenziali, sulla base delle analisi e dei progetti che gli uffici tecnici competenti riterranno necessarie.
Signori Ministri, ci rivolgiamo a Voi: prendete a cuore questo piccolo angolo di cuneese!
Gli elvesi, il FAI e i cittadini tutti ve ne saranno per sempre riconoscenti.
Con gratitudine.
Marco Fraire
Capo Delegazione FAI Cuneo