All’incontro che martedì 13 ottobre ha riunito nel salone del ristorante Ippocampo di Vigone oltre 500 allevatori, provenienti dalle principali aree di produzione del Piemonte, molti anche dal Cuneese, sono intervenuti Enrico Allasia, Roberto Abellonio e Marco Bruna rispettivamente presidente, direttore provinciale e direttore zona di Savigliano di Confagricoltura Cuneo. Al centro del dibattito la crisi del prezzo del latte, giunta a livelli ormai inaccettabili e tali da non coprire più i costi di produzione.
Il 22 ottobre a Torino in corso Stati Uniti 21, all’Assessorato regionale all’Agricoltura, una delegazione di allevatori (“di coloro che mungono”, così si è deciso) presenterà all’assessore Giorgio Ferrero le richieste unitarie della categoria, a partire dalla convocazione degli industriali e della grande distribuzione organizzata per definire un prezzo del latte che rispetti tutte le componenti della filiera. Questo è il primo atto di una mobilitazione del comparto latte che prevede molte e significative altre iniziative.
“Il dibattito di Vigone, sorto spontaneamente e ben moderato dagli organizzatori, ha messo in luce un clima di esasperazione crescente degli allevatori del comparto lattiero piemontese – dichiara Roberto Abellonio, direttore di Confagricoltura Cuneo –; un settore che tuttavia dispone di capacità e forze importanti (molti imprenditori sono giovani e altamente preparati) ed è fortemente determinato a far sentire la propria voce. Riteniamo che questa situazione di difficoltà meriti estrema attenzione da parte di tutti. Basti pensare che a gennaio 2014 in Piemonte il prezzo medio del latte alla stalla era di 39 centesimi al litro, esclusi i premi qualità. Oggi, nella migliore delle ipotesi, si arriva a 34/35 centesimi al litro, compresi i premi qualità, ma non è così raro trovare partite pagate meno di 30 centesimi al litro. Per prendere un caffè al bar è necessario produrre 3 litri di latte di latte. Cioè: un litro di latte alla stalla vale meno di 700 lire, tanto quanto valeva nel 1997, ma allora il prezzo al consumo era di 2.000 lire al litro, mentre oggi supera le 3.000 lire”.
“La crisi del latte – proseguono gli allevatori – ha molteplici cause, viviamo in un mondo globalizzato e ormai da tempo il prezzo del latte non viene più deciso nella pianura padana. A livello mondiale, europeo e italiano negli ultimi tempi è aumentata la produzione, i consumi stagnano, è finito il regime delle quote latte dell’Unione europea e molti allevatori hanno incentivato la produzione. A livello internazionale i prezzi sono più bassi rispetto al passato. E ancora: i costi di produzione del nostro Paese sono più alti rispetto a quelli delle altre nazioni europee, paghiamo di più l’energia (gas, luce, combustibili), spendiamo di più per la manodopera – non perché i lavoratori italiani siano più cari, ma perché i nostri oneri sociali sono più alti – paghiamo di più per gli affitti dei terreni e per comprare la terra, mediamente, spendiamo 4 – 6 volte quanto spendono i francesi, per fare un esempio. L’effetto combinato delle difficoltà di mercato e dei costi di produzione elevati si traduce in una perdita di competitività che penalizza i nostri allevatori”.
Ecco perché il 22 ottobre a Torino, così ha deciso all’unanimità l’assemblea di Vigone, ci saranno anche gli allevatori produttori di latte che manifesteranno pacificamente sotto gli uffici dell’Assessorato all’Agricoltura, a sostegno delle richieste del comparto.
cs