La riduzione del digital divide passa prima di tutto dalla garanzia del segnale tv in tutte le aree del Paese, comprese quelle alpine e appenniniche. Lo scrive Uncem in una lettera inviata nelle scorse ore a Parlamentari piemontesi, assessori regionali, Corecom, AgCom, Consiglio regionale, ma anche ai Ministri Guidi e Delrio, nonché ai Sottosegretari che si occupano di telecomunicazioni.
Una nota nella quale si fa riferimento alle forti proteste che da alcuni giorni stanno montando nelle Terre Alte e hanno i Sindaci come portavoce. Il pagamento del canone nella bolletta elettrica preoccupa non poco gli Amministratori delle aree montane dove il segnale tv è da sempre debole o quasi nullo. Uncem ricorda che sono state le Comunità montane, con precisi piani stabiliti dalla Regione Piemonte, a gestire la rete di ripetitori capaci di portare i segnali fino all’ultimo borgo delle valli, consentendo a tutti l’accesso al servizio. Un impegno non semplice, in particolare nel passaggio da analogico a digitale. Oggi, la trasformazione delle Comunità in Unioni e la liquidazione degli enti nati in Piemonte nel 1973 rischia di complicare ulteriormente i problemi che i cittadini stanno segnalando ai Sindaci e a Uncem.
“Il canone va pagato – spiega Lido Riba, presidente Uncem Piemonte – ma il servizio televisivo deve essere garantito. Non possiamo permettere, in un Paese moderno, che guarda alla digitalizzazione con forti investimenti, che intere aree rurali e montane siano scoperte, restino al buio. La questione è tecnica ma anche politica. Per questo chiediamo che il problema venga affrontato a livello nazionale e regionale. Sono molti i Parlamentari che si stanno muovendo. Servono investimenti e attenzioni per i problemi posti dai territori. Uncem può fare, come in passato, un coordinamento tra gli Enti locali montani, affinché il divario digitale sia affrontato alla radice. Senza segnale tv, diventa difficile puntare su banda larga, wi.fi., servizi digitali per la pubblica amministrazione”.
c.s.