La scelta del ristorante, i diversi tipi di menù e di servizio, le nuove tendenze della ristorazione e la tradizione di una volta. Di questo e tanto altro si è parlato ieri sera nella Sala blu del Centro Incontri della Provincia nell’ambito di Scrittorincittà.
Uno dei maestri del giornalismo sportivo come Gianni Mura, incalzato da un Bruno Gambarotta davvero perfetto nel ruolo di spalla, ha tenuto attaccato alla sedia il numeroso pubblico, “rapendolo” e facendolo divertire con grande leggerezza, con simpatia e con gli spassosi aneddoti a tavola e i consigli di due che, come ha detto in apertura Mura alludendo alla sua mole, “di ristoranti ne hanno frequentati“. “Sì, perché guardate che anche io sono un falso magro”, ha rilanciato Gambarotta tra le risate del pubblico. Mura ha presentato a Scrittorincittà il suo libro “Non c’è gusto”, dedicato appunto al cibo e ai ristoranti, una delle sue grandi passioni. Il volume è una sorta di manuale in cui sono raccolti tutti quei particolari che ognuno di noi, ogni volta che si siede al tavolo di un ristorante, ha notato almeno una volta. Quasi un libretto di istruzioni da tenere ben presente quando si deve scegliere un posto dove mangiare.
Ecco, in questo caso, per esempio, una cosa deve essere chiara: “Se chiamate un ristorante alle 18,30 per prenotare e nessuno vi risponde – ha spiegato Mura – lasciate stare, non ci andate! Se a quell’ora non c’è ancora nessuno a lavorarci, ho i miei dubbi sulla qualità del posto“. Per non parlare dei ristoranti dove la prenotazione avviene a turni, “e se sei nel primo ti trovi a mangiare tre piatti in 40 minuti con quelli del secondo turno in piedi che ti fissano e ti guardano male. Se invece sei nel secondo turno a guardarti male sono i camerieri, che si chiedono fino a che ora ti fermerai!“. E poi ancora, è preferibile un menù breve o uno lungo, con tantissima scelta? E che dire del menù degustazione, “che tra noi italiani non va molto, perché noi siamo anarchici e chiediamo cambiamenti all’interno del menù scelto“? I due relatori hanno poi ricordato come funzionava una volta e come invece funziona oggi, quando spesso si confonde “la cena con la scena“, anche se dopotutto, “il ristorante è sempre stato un po’ il luogo di una recita teatrale, se lo si guarda dall’esterno“.
Particolarmente simpatico e interessante il passaggio sui siti che raccolgono le recensioni sui ristoranti, che Mura non ama particolarmente: “Una volta in Inghilterra si inventarono un ristorante che non esisteva, lo inserirono su uno di questi siti e dopo un po’ iniziarono ad esserci le recensioni: anche se il ristorante in realtà non esisteva, salì di posizioni nella graduatoria grazie a questi giudizi. La cucina, come i romanzi e come il cinema, è diventata così, conta di più il giudizio della persona non qualificata rispetto a quella del critico o dell’esperto. Io non mi fido, e preferisco il giudizio delle guide“. Chiusura tutta da ridere con un elenco dei termini che “acchiappano” letti su un menù, come “rivisitato”, “croccante”, “destrutturato”, “morbido”, “cottura a bassa temperatura”, e una vista sulle tendenze future: l’ultima è la “Home restaurant”, che Mura riassume così: “Ti porti in casa 9 sconosciuti e cucini per loro. Emozionante? Bah…“.
GDS