Partecipata e qualificata la presenza sabato 21 novembre a Cuneo, in Provincia, per la presentazione della ricerca sull’“Individuazione di buone pratiche per l’affidamento dei pascoli e degli alpeggi di proprietà comunale” organizzata dal Consigliere provinciale delegato all’agricoltura e montagna Roberto Colombero e dall’Uncem Piemonte.
Tre ricercatori – gli agronomi Giampaolo Bruno, Mauro Coppa e Valentina Andreo – hanno presentato i risultati dello studio finanziato dalla Compagnia San Paolo all’interno del progetto Torino e le Alpi. Presenti numerosi sindaci di Comuni montani, il vertici del Corpo Forestale dello Stato, i funzionari regionali degli assessorati competenti e l’Assessore alla Montagna Alberto Valmaggia.
Si è partiti dall’analisi della normativa nazionale, regionale e dei vari enti pagatori, denunciando una normativa ampia, complessa e spesso lacunaria, suggerendo la necessità di una normativa quadro regionale. Si è passati poi all’analisi delle modalità di affidamento degli alpeggi pubblici sulle Alpi, che sostanzialmente si riduce a bandi ad offerta economica a massimo rialzo (la stragrande maggioranza) o a bandi ad offerta tecnica valutata con punteggi (una minima parte). Molte le criticità dei modelli in Piemonte in quanto mancano tutti i riferimenti alla superficie netta pascolabile e si fa solo riferimento alla superficie catastale lorda che è fuorviante ed errata. A Cuneo si sono fatte delle proposte operative per l’affidamento, a partire da offerte tecniche con punteggio complementare all’offerta economica, alla costituzione di commissioni pascolo anche a livello di Unione montana, dalla predisposizione di Regolamenti comunali di Pascolo, all’utilizzo di cartografia redatta su fotointrepretazione, dalla determinazione delle superfici nette pascolabili, alla predisposizione di verbali di consegna e riconsegna.
Interessante lo studio per quantificare il “giusto prezzo” a base d’asta di un alpeggio partendo dal concetto che la valutazione deve essere fatta al netto dei premi o contributi che gli allevatori possono percepire e come misure del PSR e come domanda unica della PAC. I margari devono essere messi in condizione di supportare dei giusti canoni dalla produttività dell’alpeggio e non di utilizzare i premi per pagare gli alpeggi. Il livello massimo da non superare si attesta intorno ai 70€/ettaro di superficie netta pascolabile: oltre questo valore un margaro che svolga il suo lavoro secondo giusti criteri di gestione dell’alpeggio non trae più vantaggi dalla monticazione. Valori oltre i 100-150€/ettaro sono chiaramente riferibili a situazioni inquadrabili come speculazioni. Due le esperienze pratiche studiate e proposte, nei Comuni di Canosio in Valle Maira e di Condove in bassa Val di Susa, dove si è visto che i parametri sono ampiamente nel range, intorno ai 45 €/ettaro, ma dove si è anche evidenziata la perdita di superficie netta pascolabile negli anni soprattutto per certe fasce altimetriche. Sono poi intervenuti i rappresentanti dell’associazione Adialpi e dell’Arema, ma anche Luigi Ferrero dell’assessorato regionale che ha dato alcune importanti specifiche sul nuovo Psr appena approvato.
“Uno studio di cui si sentiva estrema necessità – spiega Roberto Colombero – Come Enti montani dobbiamo riappropriarci di ruolo di governo del territorio sperimentando anche nuove strade. Sulla questione alpeggi si è parlato tanto in questi mesi e non nel modo corretto. I margari devono tornare ad essere consapevoli che non basta salire in montagna: bisogna gestire gli animali, gestire i pascoli, caseificare, creare reti e collegamenti col comparto turistico. Chi fa tutto questo gestisce un territorio, lo valorizza, crea economia e crea benessere. Ecco la sfida: i margari come produttori di benessere ambientale e sociale. Questi devono essere agevolati. Chi continua a pensare che l’utilizzo delle terre alte sia solamente finalizzato a premi o contributi deve cambiare impostazione: o si adatta o smette, ma sicuramente non può pretendere che si vada loro incontro in quanto “margari”.
“È una partita economica e occupazionale troppo importante da non poterci permettere di tralasciare – evidenzia Lido Riba, presidente Uncem Piemonte – Sono 210 i Comuni Piemontesi con alpeggi, 120mila ettari di pascoli pubblici con circa 600 famiglie occupate. Abbiamo il dovere di affrontare con conoscenza di causa queste tematiche e questa ricerca mette le basi per dare una mano a chi davvero pratica l’attività di monticazione”. Impegni concreti dall’assessore Valmaggia: “Approfondendo dal punto di vista scientifico la materia pastorale, si devono trovare i giusti accorgimenti per contrastare il fenomeno della speculazione. I Comuni montani e le Unioni devono avere un ruolo da protagonisti in questa partita. Dobbiamo stare vicini e fare il possibile anche tramite i vari strumenti come il Psr per sostenere, in primis, chi vive tutto l’anno in montagna, poi chi, per motivi aziendali, per alcuni mesi è in pianura fisicamente ma con la mente lassù perché ci crede e crea economia. Chi sfrutta e specula verrà fermato”.