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Sport coaching, l’esperta Giulia Milano: “L’unione fa la forza” | Primo di una serie di interventi sul nostro giornale della mental coach cuneese, ex ginnasta agonista

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Hai mai pensato di far parte di un gruppo? Ti sei mai chiesto che cosa spinga un gruppo a legarsi?
Parole come AGGREGAZIONE, LEGAME, ASSOCIAZIONE, FAR PARTE DI vengono adottate quotidianamente nei contesi scolastici, sportivi e familiari dai vostri professori di educazione fisica, allenatori, colleghi e genitori.

 

Il fenomeno dell’UNIONE preesiste alla nostra specie. L’uomo ha iniziato ad associarsi con altri uomini per vari motivi: la sopravvivenza dell’individuo, per aiutarsi e sostenersi a vicenda, per condividere emozioni, per realizzare progetti insieme e per perseguire l’obiettivo COMUNE.
Un obiettivo comune, condiviso tra più persone, costituisce la linfa vitale che alimenta e mantiene vivo il gruppo.

 

Ogni sforzo individuale crea una forza all’interno del gruppo.
Il famoso motto “ tutti per uno, uno per tutti”, il patto di solidarietà che i quattro amici moschettieri ripetevano incrociando la spade, è una formula che viene usata ancora oggi da molti allenatori per incoraggiare i propri atleti a dare il loro meglio durante le competizioni.

 

IL RUOLO DELL’ALLENATORE: LA SQUADRA COMINCIA DA 2
Immaginate di dover far parte di una regia professionale ed umana in grado di seguire passo dopo passo l’evoluzione di un film e che questo film che si configuri nella vita dell’atleta stesso.
Il motore di questa regia è l’ALLENATORE: colui che conosce ogni gesto, ogni punto di forza e debolezza, ogni sacrificio. L’allenatore è anche colui che è capace di trasmettere all’atleta la determinazione, l’umiltà, la preparazione, la volontà di fare sempre il meglio possibile e di vincere.

 

L’atteggiamento dell’allenatore è fondamentale per far scattare nella MENTE dell’atleta una serie di sforzi necessari tesi al raggiungimento dei suoi obiettivi individuali.
Il rapporto tra allenatore e atleta è un processo biunivoco, un rapporto di fiducia reciproca e rispetto, un dare e ricevere che si instaura imparando le regole del gioco durante le fasi delicate dell’allenamento. L’ATLETA cresce e collabora insieme al suo regista, al suo mentore, alla sua spalla destra, alla sua guida: allenatore e atleta insieme fanno squadra.

 

Ma cosa vuol dire essere una squadra?
Andare nella stessa direzione, guardare avanti con la stessa ottica, collaborare, condividere e mirare agli obiettivi in maniera positiva, senza farsi prendere dallo sconforto che genera ansie e tensioni.
Fare gruppo viene prima del fare squadra: il gruppo si forma svolgendo un’attività in comune, mentre la squadra è il risultato dei ruoli assegnati all’interno del gruppo.
Il mio obiettivo individuale diventa l’obiettivo della mia squadra, è parte integrante di essa e si lavora tutti insieme per raggiungerlo.

 

Il rimanere uniti, la coesione ed il coinvolgimento da parte di tutti i membri porta a nominare all’interno della squadra un capitano, una persona con una marcia in più degli altri che fa le veci dell’allenatore: carismatica, attenta, determinata, volenterosa, capace di comunicare e farsi capire, incoraggiando i compagni a fare del loro meglio per apportare benessere e soddisfazione all’interno della squadra.
Un’ esempio concreto, o forse quello più significativo, dell’importanza di essere una squadra, credo sia il discorso allo spogliatoio di Al Pacino nel film “Ogni maledetta domenica”, in cui il coach dice che “le cose si imparano solo quando le cominci a perdere”, ovvero gli obiettivi li vedi più raggiungibili e chiari solamente quando iniziano a sfuggirti di mano e ad essere irraggiungibili.

 

Giulia Milano

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