Le scarse precipitazioni dell’autunno appena concluso e l’anomalo aumento delle temperature dei mesi scorsi hanno spinto i Dottori Agronomi e Forestali a sviluppare una serie di riflessioni e proposte nella direzione dell’adattamento delle colture ai nuovi assetti climatici.
«Alla Conferenza mondiale sul clima che si è svolta nelle scorse settimane a Parigi è stato riconosciuto il ruolo fondamentale che il settore agroforestale svolge nelle strategie di mitigazione climatica», spiega Marco Bonavia, Presidente della Federazione Interregionale degli Ordini dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali del Piemonte e
Valle d’Aosta. Lo ha fatto anche la Regione Piemonte con il nuovo PSR (Programma di Sviluppo Rurale), definendo come priorità quella di preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi in campo agricolo e forestale e favorire il passaggio ad un’economia a basse emissioni di carbonio e resiliente al clima. Agricoltura e selvicoltura vengono oggi considerate non solo dal punto di vista strettamente produttivo, ma soprattutto ambientale. Al centro, la necessità di rendere più efficiente l’uso dell’acqua in agricoltura, favorire l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili e promuovere la conservazione e il sequestro del carbonio nel settore e forestale. «Come professionisti – continua Bonavia – lavoriamo a fianco delle aziende agrarie, zootecniche e forestali adottando modelli sostenibili per tutelare la biodiversità e il territorio».
Clima, ambiente e agricoltura
I ghiacciai sono una risorsa di acqua dolce molto importante per uso domestico, agricolo e industriale e rappresentano una fondamentale componente economica per il turismo e la produzione di energia idroelettrica. Gli inverni più miti stanno riducendo la frazione nevosa delle precipitazioni e rendendo più probabile la caduta di pioggia anche sulle vette alpine.
«Lo scarso innevamento, oltre a rendere meno attraenti le nostre montagne, con ripercussioni in particolare sul turismo invernale legato allo sci, ha importanti conseguenze sull’economia del circolo dell’acqua – spiega Danilo Godone, dottore forestale e operatore del Comitato Glaciologico Italiano –. L’assenza di abbondanti precipitazioni all’inizio della stagione fredda comporta una mancata alimentazione dei ghiacciai. La poca neve che in questi primi mesi autunnali e invernali è caduta sulle Alpi non riuscirà a trasformarsi perché sono venute meno due condizioni fondamentali: altra neve, innanzitutto, che consentirebbe al primo strato nevoso di compattarsi, e, in secondo luogo, temperature rigide, che assicurerebbero il mantenimento del ghiaccio in formazione.
Purtroppo la neve che verrà è anche messa a repentaglio dalle miti temperature primaverili. Questo dimostra come oggi sui ghiacciai alpini ci sia più fusione che accumulo: ogni giorno di più il capitale di ghiaccio è a rischio di erosione. Per il momento la nostra scorta idrica non è a rischio, ma le prospettive sul lungo periodo sono tutt’altro che rosee. È necessario quindi definire delle strategie di conservazione della risorsa idrica, dai bacini di accumulo all’ottimizzazione delle reti idriche attuali. Se è indispensabile che la popolazione abbia maggiore consapevolezza dell’utilizzo che fa dell’acqua nel quotidiano, è altrettanto importante che i consorzi irrigui conoscano la propria rete, tra limiti e opportunità».
Le masse glaciali rappresentano senza dubbio i più attendibili indicatori dei cambiamenti climatici in atto. Dalle alte quote fino alla pianura, anche l’agricoltura vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici tra alluvioni, siccità, ondate di calore e altri eventi estremi. «L’aumento di temperatura dell’ultimo secolo ha spostato la zona di coltivazione tradizionale di alcune colture, come l’olivo che è sempre più presente anche in alcune aree vocate del cuneese – precisa Davide Mondino, agronomo dell’Ordine dei professionisti della Provincia di Cuneo –. Stagioni sempre più calde e miti sono anche la causa di fioriture anticipate: i noccioli in provincia di Cuneo sono già fioriti, con qualche settimana di anticipo sul mese di gennaio. Le scarse precipitazioni di quest’inizio di stagione si ripercuotono sull’approvvigionamento dell’acqua: in agricoltura si rende sempre più necessario un uso proficuo della risorsa idrica che va incanalata verso i terreni più efficienti, evitandone così la dispersione».