C’è ancora la speranza che al Piemonte non vengano definitivamente sottratti i “fondi Crosetto”, ovvero i 36 milioni di euro autorizzati dal Governo, nel 2009, per interventi di viabilità nelle province di Cuneo e Asti.
Una lettera del Ministero per le Infrastrutture e i Trasporti firmata dall’arch. Ornella Segnalini, direttore generale per le strade e le autostrade, ha momentaneamente sospeso la richiesta di revoca dei fondi comunicata alle due Province lo scorso novembre, in attesa – si legge nel documento – di “tutte le verifiche tecnico-contabili propedeutiche al rilascio del nulla osta per l’erogazione delle somme richieste”.
“Dimostra che abbiamo fatto bene a suonare l’allarme – commenta l’eurodeputato Alberto Cirio che, nell’autunno scorso, aveva denunciato il fatto – Questa nuova lettera conferma che il Ministero aveva formalmente avviato una procedura di revoca e che oggi l’ha sospesa, riservandosi di interpretare meglio la natura dei fondi e lasciando ben sperare perché siano mantenuti. Conferma anche, contrariamente a quanto affermato da tanti parlamentari cuneesi, fortunatamente non da tutti, che i fondi Crosetto c’erano e sono reali, pertanto effettivamente spendibili per il nostro territorio”.
Dei 24 milioni di euro assegnati alla Provincia di Cuneo, 2,2 milioni di euro riguardano la variante di Pollenzo, 12 milioni il cofinanziamento per il terzo ponte sul Tanaro ad Alba, 7,5 milioni di euro la tangenziale di Cherasco e 3 milioni l’adeguamento della Strada Provinciale 661 a Bra.
Dei 12 milioni di euro alla Provincia di Asti, 8 milioni, circa, sono per la Variante di Montegrosso e 4 milioni di euro per opere stradali complementari all’Asti-Cuneo.
Il meccanismo prevede l’autorizzazione a contrarre un muto per 15 anni del valore di 1.650.000 euro annui per la Provincia di Cuneo (per un totale, appunto, di 24.750.000) e di 825.000 euro per la Provincia di Asti (per un totale di 12.375.000 euro).
I fondi erano stati previsti nel 2008 e autorizzati nel 2009, ma con due successivi interventi legislativi (il primo nel 2011 e il secondo nel 2013) il Governo aveva stabilito la revoca delle risorse stanziate fino al 2010 e non ancora impegnate con atti giuridicamente vincolanti, appaltati o comunque di cui si era già chiesta l’erogazione.
La conseguenza, per il Piemonte, era stata la richiesta da parte del Ministero di una revoca dei fondi, comunicata con una lettera ufficiale alle Province nel novembre scorso.
“Una eventuale revoca non sarebbe stata imputabile ad un lassismo degli enti locali, Comuni, Province e Regione – prosegue Alberto Cirio – perché parliamo di fondi destinati a interventi complementari ad un’opera, l’Asti-Cuneo, mai realizzata dal Governo e, pertanto, non spendibili in tempi rapidi. Tutti questi elementi ci fanno ben sperare e insegnano che denunciare un furto quando sta per avvenire, spesso, può sventare il furto stesso. Così sta accadendo, ma se non avessi sollevato la questione suonando l’allarme nel modo più forte possibile, affinché tutti ci mobilitassimo immediatamente, avremmo corso il serio rischio che la procedura andasse avanti nel silenzio generale, rischiando magari di accorgerci del danno quando ormai troppo tardi”.