Viene voglia di guardare avanti, di chiudere definitivamente le tristi pagine del libro scritto lo scorso anno, di abbandonarsi alla fantasia, alla speranza, all’immaginazione di realtà nuove e diverse che, ci si augura, possano contraddistinguere il nuovo anno.
Un anno che deve realizzare un’inversione di tendenza, negli animi delle persone, nella realtà delle cose, nei fatti, anche in quelli meno importanti.
Il turismo sta dando segnali di ripresa, anche se crisi e timori non costituiscono il miglior viatico, ma le basi sulle quali poggia devono essere consolidate e, in alcuni casi, ricostruite.
L’impressione, guardando il nostro Paese, è che si sia fatto ben poco sulla strada della modernizzazione, dell’adeguamento delle strutture ed anche nella ricerca del rapporto con il potenziale cliente.
Non mi riferisco soltanto al web, settore nel quale i deficit sono sotto gli occhi di tutti e sicuramente non aiutano a concretizzare le scelte da parte di quanti si affidano alla rete per programmare e prenotare, ma anche al rapporto che s’instaura con il turista quando giunge alla meta del proprio viaggio.
La scollatura tra territorio e offerta è ancora troppo grande, sembra quasi che non si voglia realizzare quella sinergia che è l’unico mezzo per fidelizzare i rapporti ed anche per renderli solidi e duraturi.
Ho voluto testare, attraverso il web, ma anche di persona, il grado di attenzione che al territorio viene posto da parte delle aziende e delle strutture turistiche: il risultato di una mia piccola inchiesta, che altro non è che un’analisi di molti siti internet e della loro capacità di “uscire” dalla sola presentazione della struttura di cui sono emanazione per aprirsi all’area circostante e alle sue potenzialità, è risultato sconfortante.
Al massimo si fa riferimento a qualche scavo archeologico o a qualche minima opportunità turistica, per lo più di patrimoni artistici o monumentali molto conosciuti e che già beneficiano di propri siti sulla rete, ma in generale ci si limita a presentare il campeggio, l’hotel o il villaggio vacanza e a proporre escursioni.
Così facendo si lascia a bocca asciutta il potenziale turista e non lo si aiuta a programmare una sosta informandolo adeguatamente sulle opportunità che si schiudono davanti a lui.
Una rivoluzione nell’offerta è assolutamente necessaria: si è investito (almeno a parole in tanti convegni) su questo
settore, ma i risultati sono lontani anni luce.
Eppure costerebbe molto poco immaginare un’offerta turistica completa, con siti che interagiscono tra loro e che aiutano a conoscere meglio il territorio, le sue potenzialità, le sue offerte e, al limite, anche le sue criticità.
Perché anche le criticità possono servire da richiamo…tutto crea interesse, soprattutto se si comprende che il turista è una persona e come tale portatore di sensibilità a volte anche opposte tra loro.
Non vorrei si trattasse solo di un sogno o di un pio desiderio, ma veramente in testa agli auspici in questo inizio di anno metto proprio questo.
Cioè la capacità dell’imprenditoria turistica di fare sistema, di mettere insieme tutte le ricchezze e le potenzialità del territorio cercando di allargare al massimo l’offerta e di stuzzicare il più possibile l’interesse del potenziale turista.
Nulla da inventare: è sufficiente navigare sui siti stranieri per capire quanta strada in Italia ancor deve essere percorsa.
Una strada a basso costo, ma assolutamente importante se si vuole aiutare il settore turistico a riprendere quota e a sviluppare tutte le sue potenzialità.
Recentemente un’indagine ha sancito che l’Italia è in testa al desiderio della maggioranza dei potenziali turisti intervistati, occorre chiedersi perché, poi, questa tendenza non si concretizzi e soprattutto dove si sta sbagliando!
Beppe Tassone