“Se vuoi far ridere Dio, raccontagli i tuoi progetti” diceva Woody Allen in una delle sue commedie, per sottolineare come capiti sovente di programmare tutto per bene e poi vedere i propri piani finire gambe all’aria.
Se così è, chissà come starà ridendo il “dio del tennis” in questi giorni, pensando alla dettagliata tabella di marcia che Matteo Donati aveva preparato, insieme al suo staff, per le prime settimane del 2016… Il programma prevedeva di essere in Australia già a Natale e di rimanere un mese e mezzo dall’altra parte del mondo, tra Oceania e America per poi far ritorno in Europa.
In mezzo, tanti Challenger e qualificazioni di tornei importanti, per fare incetta di punti nella parte iniziale della stagione, visto che l’anno scorso i primi tornei sono stati disputati sono a marzo. Proprio per essere subito competitivo, la preparazione era iniziata già a novembre: due mesi intensi in cui si è lavorato bene e tanto, in vista del primo impegno ufficiale, il Challenger di Happy Valley di inizio gennaio. Primo torneo e primo titolo: non in singolare, ma in doppio, con Andrey Golubev. Poi le qualificazioni agli Austalian open con un primo turno superato in rimonta e la sconfitta al secondo. Nel Challenger statunitense di Maui, Matteo supera nel turno iniziale la testa di serie numero 2, ma cede al secondo, arrendendosi al mal di schiena prima ancora che al suo avversario. Un mal di schiena che ha iniziato a creare fastidi giù durante le qualificazioni dell’Australian open per poi farsi acuto e perdurare tutt’ora, tanto da costringerlo a rinunciare a Launceston e a mettere in discussione la sua partecipazione ai successivi tornei, come Bergamo, dove si è ritirato poco prima di entrare in campo per il riacutizzarsi del dolore.
Un momento delicato, per capire il quale sono quanto mai utili le parole del suo coach, Massimo Puci, al fianco di “Donats” anche nella trasferta oltreoceano. «Non ci voleva proprio questo stop, perché facevamo conto di raccogliere punti pesanti in questa fase della stagione. In ogni caso, non è né mia né sua abitudine piangersi addosso: lavoreremo per rientrare nelle migliori condizioni, ma prima dobbiamo sistemare la schiena».
Entrando nel merito, Puci aggiunge: «L’infortunio riguarda un problema alla zona lombare, il quale causa dolori che non gli permettono di allenarsi e di competere, con fitte anche a riposo. Matteo si è sottoposto a una risonanza magnetica sulla zona interessata: nei prossimi giorni il consulto medico specialistico permetterà di conoscere meglio la situazione e decidere come intervenire per porre un rimedio definitivo a un problema che si è già manifestato in passato. Siamo persuasi che non sia nulla di grave, ma in questo momento non è possibile fare previsioni sul tempo necessario per tornare alla piena attività».
«Questa stagione rappresenta un tassello importante nella carriera di Matteo», conclude l’allenatore braidese, «perché arriva dopo un’annata in cui ha mosso i primi passi nel tennis che conta, guadagnandosi i riflettori agli Internazionali d’Italia. È fondamentale proseguire su questa strada, perché il cammino è solo all’inizio. Per fortuna, so di avere a che fare con un ragazzo intelligente, più maturo della sua età e con una grande tenacia. In questi primi match dell’anno, anche quando la schiena non dava problemi, Matteo non ha espresso il suo miglior tennis, ma le partite in cui è risultato vincente, le ha conquistate con la testa, mettendo pressione all’avversario nel modo giusto, senza mollare mai. Sono convinto che questa sia una sua grande arma, come la caparbietà e la serietà con cui si allena. Rappresentano un valore aggiunto che nessun infortunio può scalfire».