Referendum per la Riforma Costituzionale, la Lega Nord di Bra contraria ed all’attacco del Governo | Riceviamo e pubblichiamo la lettera a firma di Federico Gregorio

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera della Lega Nord di Bra, a firma Federico Gregorio, in merito all’inizio della campagna referendaria per il “Sì” alla Riforma Costituzionale.

 

Il buon Fantozzi diceva: «Com’è umano lei!». Noi come minino a Matteo Renzi (nonché al suo Governo e alla sua variegata maggioranza parlamentare) dobbiamo rivolgere in coro «Com’è generoso lei!».
Cos’altro dire, leggendo i comunicati pre e post conferenza di presentazione del Comitato per il “sì” al referendum sulla riforma costituzionale svoltasi a Cuneo?

 

In sede di annuncio, il viceministro Andrea Olivero ci fa sapere: «Il presidente del Consiglio Renzi e il Governo, essendo materia delicata che riguarda il futuro dell’Italia, hanno fortemente voluto sottoporla al giudizio dei cittadini». Medesimo identico concetto viene ripetuto nel resoconto dell’incontro.
Quindi, se potremo votare sulla riforma costituzionale, sembra di capire, sarà per gentile concessione di un Premier di sinistra, andato al potere senza essere stato votato e con una maggioranza di transfughi di centro destra che hanno tradito la volontà di chi la ha votati. A scanso di equivoci, diamo dei numeri che non possono essere smentiti: dal giorno delle ultime elezioni politiche, tre anni fa, si contano quasi 350 cambiamenti di gruppo su 945 eletti!

 

Però, come si usa dire in Padania, “Accà nisciuno è fesso”.
Leggiamo quindi insieme l’articolo 138 della Costituzione che, essendo nata dalla Resistenza, è intoccabile e sacra, a meno che qualcuna delle sue norme non diano fastidio a Renzi: «Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti».

 

Cioè: siccome ai due terzi dei componenti dei due rami del Parlamento Renzi non ci arriva neppure continuando a comprare, chiedo scusa, volevo dire convincere, parlamentari eletti in altri schieramenti, significa che il referendum sarebbe stato comunque convocato, giacché bastava la richiesta di 126 deputati o 63 senatori.
Ecco, se cominciamo così la campagna referendaria, cioè spacciando balle, cominciamo proprio male.
Spiace doverlo ammettere, perché proprio non mi è simpatico, ma ha maledettamente ragione Marco Travaglio quando dice che “Ci pisciano in testa e dicono che piove”.

 

Bra, 25 Febbraio 2016

 

Federico Gregorio
Segretario Lega Nord Bra