Mondovì: Operazione “Mamma mia”. Scovate due case d’appuntamento in città dalla Polizia

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In quell’appartamento di Mondovì era troppo movimentato il via vai per passare inosservato. Uomini che ad ogni ora entravano ed uscivano dall’abitazione hanno destato i sospetti di un cittadino, che ha deciso di segnalare la situazione anomala alla Polizia.

 

E’ partita così l’indagine che ha portato a scoprire la presenza di due case d’appuntamento in città, in via Bona e in via Rinchiusa, dove alcune ragazze cinesi venivano fatte prostituire. Tre le persone arrestate: due donne cinesi, J. H. (36 anni, in arte Lisa) e W. Y. (53 anni, Cinzia), incensurate e irregolari in Italia, al momento ai domiciliari, e un uomo italiano di 65 anni, D. V. S., di Milano, che ha precedenti penali per reati contro il patrimonio e che si trova in carcere. I dettagli dell’operazione, denominata “Mamma mia” (dall’esclamazione usata spesso da “Cinzia” mentre discuteva animatamente con S.), sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa svolta in Questura, alla presenza del questore Giovanni Pepè, del dirigente della Squadra Mobile Marco Mastrangelo e del dirigente della prima sezione della Squadra Mobile Alberto Sette.

 

L’indagine è durata quasi un anno e si è sviluppata attraverso intercettazioni, appostamenti e pedinamenti. All’interno dei due appartamenti, le tre persone arrestate sfruttavano delle ragazze cinesi, almeno altre 3, che venivano fatte prostituire. Anche “Lisa” e “Cinzia” all’occorrenza si intrattenevano con i clienti, che sborsavano 50 euro a prestazione. Una delle due fungeva da centralinista, ricevendo, spesso da Milano, le telefonate, e smistandole alle altre ragazze. Il ruolo dell’italiano  era quello di inserire sui siti internet gli annunci, mascherati come offerte di massaggi ma espliciti nelle foto mostrate, e di curare la logistica, preoccupandosi di procurare gli appartamenti e di pagare le utenze, fungendo anche da “guardia” che controllava l’arrivo dei clienti.

 

L’introito che i tre arrestati ricavavano dal giro di affari messo in piedi si aggirava intorno ai 4-5 mila euro al mese. Gli appartamenti sono stati messi sotto sequestro; l’affittuario, estraneo ai fatti, non era al corrente di quello che accadeva all’interno delle abitazioni.

 

GDS