“Lasciare Ceva senza pronto soccorso, una condanna a morte per le persone” | Ci scrive un lettore: “Ignorare le esigenze mette in pericolo chiunque transiti sul territorio cebano”

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Riceviamo e pubblichiamo da un nostro lettore, il Dr. Giampaolo Boccardo, che ci scrive in merito alla situazione attorno all’Ospedale di Ceva.

 

A Ceva Cure Palliative.
Basta considerare l’etimologia del termine per capire che servono solo per accompagnarci alla quiete eterna. Cosa capiterà invece alla gravida in emergenza (parto precipitato, distacco di placenta ecc) o al traumatizzato grave o all’infartuato proveniente dai confini dell’ASL, a 80 km dal DEA di Mondovì ? E si badi bene che il guaio non riguarda solo i residenti, ma chiunque transiti sul nostro territorio. Come se si dicesse ad un torinese che il primo DEA cui può rivolgersi in caso d’emergenza è a Mondovì (uguale distanza kilometrica). Pensare che la Conferenza Internazionale delle Pubbliche Assistenze aveva sancito che l’intervallo ottimale, fra evento ed intervento, non dovesse superare i 20’ (venti minuti!). Lasciare l’ospedale di Ceva senza Pronto Soccorso attivo 24/24h, vuol dire condannare a morte o ad invalidità gravi i malcapitati che avessero necessità di vero intervento urgente (non è la prima volta che un traumatizzato passa vivo a Ceva ma arriva defunto al DEA di Mondovì!).

 

Se errore vi fu nel fare un ospedale a due passi da Cuneo, non è giusto che si giochi con la nostra pelle pur di dimostrare che è funzionale, accentrando lì ogni attività. Come fare a gestire quest’emergenza senza gravare troppo sui magri bilanci della sanità? Se il termine “dipartimentalizzazione” non fa parte del solito blà..blà, fare ruotare mensilmente medici specialisti dalle strutture viciniori per coprire le emergenze presso l’ospedale di Ceva garantirebbe servizi efficienti e regolare aggiornamento. Ignorare quest’esigenza vuol dire esporre a rischio tutta la popolazione in transito sul territorio cebano. Chiunque faccia scelte difformi, deve essere ritenuto responsabile di omissione di soccorso e come tale giudicato. La Regione non sbandiera “l’equa distribuzione” dei servizi? A meno che non prevalga la consuetudine di applaudire solo quando passa una bara.

 

Giampaolo Boccardo