“Le aziende agricole del nostro territorio hanno sempre riposto fiducia nel mondo industriale, consapevoli che per il buon funzionamento di ogni filiera serva il coinvolgimento attivo di tutti i suoi attori. Quanto sta avvenendo in queste settimane nel settore del latte e del Moscato, tuttavia, ci fa ricredere sulla bontà della linea, all’insegna del dialogo e dell’apertura, adottata fino ad oggi”.
Enrico Allasia e Roberto Abellonio, presidente e direttore di Confagricoltura Cuneo, sono critici contro gli atteggiamenti messi in atto da alcune aziende di trasformazione nell’affrontare le delicate situazioni che stanno attraversando due dei comparti economicamente più significativi della provincia di Cuneo. Tra i produttori di latte, infatti, si stanno raggiungendo livelli di esasperazione altissimi per problematiche che vanno oltre l’annosa questione del prezzo. Pur restando su quotazioni di vendita inferiori ai costi sostenuti dalle aziende agricole, a preoccupare maggiormente ora c’è il rischio, molto concreto, che dal prossimo 1° aprile, avvio dellanuova annata lattiero casearia (2016/2017), alcuni produttori non si vedano ritirare il latte dall’industria.
“Sappiamo che alcuni caseifici non intendono rinnovare i contratti scaduti, con il rischio che diverse partite di prodotto restino invendute – spiegano Enrico Allasia e Roberto Abellonio –. Oltre il danno (prezzo al ribasso) la beffa (prodotto non ritirato), insomma. È l’ora di smetterla di esaltare le qualità dei prodotti Made inItaly, se poi le industrie di trasformazione anziché valorizzare i prodotti del territorio preferiscono fare scorte di materia prima oltre confine, mossi dalla sola logica del risparmio. Detto questo, il mondo agricolo è ben consapevole del cambiamento epocaleche sta interessando il settore del latte dopo la fine del regime delle quote ed è disposto a mettersi in gioco su progetti seri, dove però gli industriali devono ricoprire una parte più attiva e interessata, mentre alla politica è richiesto un ruolo più forte a garanzia di tutti”. Discorsi analoghi valgono anche per il Moscato, alle prese con il crollo delle vendite del 2015. Il rallentamento in atto, in un settore fino a qualche tempo fa in salute, influisce su scorte e giacenze, con probabili ripercussioni già sulla prossima vendemmia.
“Anche in questo caso ci si attendeva una maggior coesione della filiera di fronte alle difficoltà – sottolineano i vertici di Confagricoltura Cuneo –. Invece, la componente industriale preferisce defilarsi. Preso atto di queste distanze e del fallimento attuale di ogni strategia di mediazione, alle aziende agricole non resta che cercarsi altri partner a cui collocare le loro uve. Pur consapevoli delle complessità di sfide sempre più globali, riteniamo che non si possa anteporre il bene di un singolo attore della filiera a scapito della sopravvivenza di tutti gli altri. Il risultato è la fine della filiera stessa”.