Nei lunghi periodi di crisi economica la trasversalità degli effetti negativi diventa manifesta. Tuttavia, in questa dinamica del ribasso, ci sono settori produttivi che si ritrovano a pagare un prezzo più alto degli altri.
E’ il caso delle Costruzioni, una realtà che vale il 12% dell’occupazione nazionale ma che ha perso in sette anni 650mila posti di lavoro e 125 miliardi di valore della produzione (29,9%).E in questi primi tre mesi del 2016 i dati confermano il perdurare dell’incertezza. Secondo un recente studio di Confartigianato, a gennaio 2016 la produzione nazionale nelle Costruzioni ha registrato, rispetto al mese precedente, un calo dell’1,5% a fronte di un andamento più confortante, se parametrato sul trimestre novembre 2015 – gennaio 2016, che invece si attesta su un un +1,9% rispetto al trimestre precedente.
In questa altalena di segni meno e più, i numeri del nostro territorio sostanzialmente non migliorano. A livello regionale le imprese artigiane delle Costruzioni attualmente sono 53.060, il 3,5% in meno rispetto all’anno precedente. Il dato pur negativo, dimostra un certo miglioramento se confrontato con un – 13,3% registrato tra il 2009 e il 2015. Spacchettando ulteriormente le informazioni, sempre rispetto al 2014, si ottengono –6,1% di imprese artigiane delle costruzioni di edifici, -5,4% di imprese artigiane dell’ingegneria civile, -2,9% di imprese artigiane dei lavori di costruzione specializzati.
Risulta leggermente attenuato il segno meno in provincia di Cuneo, dove a fronte di 7.985 imprese del settore Costruzioni attualmente registrate, la differenza tra il 2014 ed il 2015 si attesta su un –3,3%, in tendenza positiva se confrontato con il –13,1% riferito al settennio 2009-2015. Per quanto riguarda i sottosettori, il paragone tra 2014 e 2015 fanno emergere: un -5,4% per le imprese artigiane delle costruzioni di edifici (totali 1.417), un “pesante” – 16,4% per le imprese artigiane dell’ingegneria civile (totali 51) e un -2,7% per le imprese artigiane dei lavori di costruzione specializzati (totali 6.517).
In linea con l’andamento ancora negativo, seppure di lettura favorevole rispetto al complessivo periodo di crisi, anche la compravendita di immobili residenziali e non, che rappresentano un importante veicolo di opportunità professionale per il comparto edile.
A livello nazionale, sul lato della domanda nel 2015 i volumi di compravendita degli immobili residenziali sono in salita del 6,5% rispetto al 2014 mentre quelli non residenziali salgono del 3,8%; rispetto alle quantità scambiate nell’anno pre-crisi (2008) le compravendite risultano in flessione del 35,0% per gli immobili residenziali e del 36,7% per gli immobili non residenziali.
Il valore aggiunto prodotto dal settore tra il 2008 – anno di massimo pre-crisi a prezzi correnti – e il 2014 diminuisce di 17,3 miliardi di euro, pari ad un calo del 19,5%, mentre nell’intervallo di tempo più breve (2014-2013) il valore aggiunto delle Costruzioni ha subito un calo di 2,8 miliardi di euro, pari ad una diminuzione del 3,8%.
Riposizionandoci sul territorio regionale, la percentuale attuale di compravendita di immobili residenziali si attesta su +4,9% rispetto al 2014 dimostrando una discreta ripresa del mercato, che nell’intervallo della crisi (2008 –2015) ha fatto registrare complessivamente un pesante –35,7%. Positiva anche la percentuale delle compravendite di immobili non residenziali con un + 3,9%.
Spostandoci ancora nella provincia Granda, scopriamo invece una stagnazione del mercato degli immobili residenziali con un –1,4% rispetto al 2014, mentre una leggera ripresa si avverte nelle compravendite di immobili non residenziali con un +2,4% rispetto al 2014.
«Alla luce di questi dati – commenta Luciano Gandolfo, vice presidente nazionale di ANAEPA e rappresentante regionale e territoriale del settore Costruzioni di Confartigianato – non si può certo parlare di vera ripresa. Le difficoltà incontrate in questi anni di crisi hanno innescato un processo irreversibile di decimazione delle opportunità di lavoro, stremando il comparto. Anche gli effetti di politiche di incentivazione della manutenzione degli immobili, a fronte di imprese e famiglie in difficoltà a far quadrare i conti, non hanno sortito finora i risultati sperati. Nell’ultimo biennio le manovre di bilancio – Leggi di stabilità 2015 e 2016 – hanno sostenuto l’ecobonus e le agevolazioni sulle ristrutturazioni mettendo a disposizione significative risorse, che ci auguriamo possano davvero produrre quella sferzata necessaria a far ripartire l’edilizia».
«Per ridare un futuro solido all’intera filiera delle Costruzioni – aggiunge Domenico Massimino, presidente di Confartigianato Imprese Cuneo – c’è bisogno di una rigenerazione sostenibile delle città e dei territori, e di una conseguente maggiore fiducia nella ripresa da parte di imprese e cittadini. E’ necessario che il Governo continui sulla strada degli incentivi alla ristrutturazione ed alla manutenzione del patrimonio immobiliare pubblico e privato. In questo modo si può garantire anche un effetto moltiplicatore sull’occupazione che proprio in questi giorni sta di nuovo segnando il passo. Confartigianato, dal canto suo, prosegue nell’ attività di stimolo e confronto con i decisori politici sulle misure di sostegno alle imprese, andando ad evidenziare non soltanto le criticità, ma anche le soluzioni auspicabili per restituire una prospettiva di futuro al comparto».