Gran finale a sorpresa per i Laboratori di Resistenza Permanente ospitati presso la Tenuta Fontanafredda di Serralunga d’Alba.
E’ stato infatti Renato Zero a materializzarsi oggi pomeriggio alla corte di Oscar Farinetti, per tenere l’ultima lectio magistralis di una serie di incontri che ha visto salire in cattedra nel corso delle settimane grandi nomi del mondo dello sport, della televisione e della politica italiana. Tenuto a lungo celato per non attirare a Serralunga orde di fan, Renato Zero si è palesato alle 18.30 in un’aula gremita, investendola subito con il suo grande carisma.
Incalzato dal padrone di casa Oscar Farinetti e dallo scrittore/sceneggiatore Francesco Piccolo (“Zero e Piccolo…e poi dici il caso…Dio li fa e poi li accoppia” ha commentato sarcastico il cantautore romano) Renato Zero ha intrattenuto un auditorium gremito in ogni ordine di posto per quasi due ore, dispensando sentenze con quella pungente ironia che da sempre lo ha caratterizzato, tra accenni al suo ultimo album “Alt” uscito lo scorso 8 aprile, riflessioni su una carriera da sempre all’insegna della libertà e della “rivoluzione” e riflessioni sull’attuale situazione sociale e politica italana, scandite con una sensibilità che ha strappato più volte applausi a scena aperta e fatto cadere qualche lacrima. Il tutto ovviamente corollato da quelle canzoni che ne hanno decretato il successo, da “Il Cielo” che ha accolto il suo ingresso in sala a “Il Carrozzone”, da “Triangolo” ad “Amico” sino alle più recenti “I migliori anni della nostra vita”e “Più su”, cantate a gran voce dal pubblico che, con trasporto, ha portato il Renato nazionale ad unirsi nel coro.
Un Renato Zero che, profondo, risponde a chi gli chiede come fanno i sogni a resistere davanti alle difficoltà politiche, innanzando ad un livello superiore il sogno perchè questo “.. ha un percorso apartitico, apolitico, non ha nulla a che vedere con gli inciuci. Il sogno deve avere una sua statura, una sua vita, un suo percorso e quello deve continuare ad essere, perchè secondo me una delle negazioni della politica di oggi è proprio lo scoraggiamento, questo tentativo di farci perdere la volontà, la voglia di lottare…questo vedo in giro che mi offende e mi ferisce molto, che la politica faccia questo tentativo di confondere, di renderci apatici, perchè quando si governa un popolo che non è propriamente educato, credo che questo sia un motivo molto grave da far scendere la gente in piazza a protestare” Istrionico, ora giullare, ora santone, i mille volti di Renato Zero emergono a pieno, sino a quando non arriva a decantare, quasi inaspettatamente, il suo amore per la solitudine, compagna amata ed imprescindibile “La solitudine è per me una compagna meravigliosa perchè mi da la possibilità di calarmi in un profondo dove c’è silenzio, dove non ci sono cazzate, dove nessuno deve dimostrare niente, dove non si celebra nessun compleanno e la possibilità di poter scegliere di calarsi in questa dimensione lo trovo meraviglioso. Perchè la solitudine sa essere madre, sa essere confidente, sa essere compagna, e quindi questi luoghi quando vengono abbruttiti, quando vengono violentati, fanno si che la solitudine diventi alla fine una sorta di castigo, e questo trovo che sia ingiusto. Così come trovo ingiusto che la vita ci venga imposta. Io nel mio ultimo disco scrivo proprio “Fate i figli ma lasciateli vivere la loro vita”
Un abbruttimento che Renato Zero cancellerebbe volentieri dalle sue canzoni, una sofferenza oggi presente ma che lascerebbe favorevolmente da parte per tornare a cantare i colori e la spensieratezza, come un tempo “Vorrei disconoscere l’aspetto dolorifico dalle mie canzoni – afferma – non fargli respirare la mia aria, perchè significherebbe che certe cose le abbiamo superate per sempre, ma purtroppo questo effetto delle sfortune è ancora molto forte. Io ci rifletto spesso su, come rifletto sul fatto che ognuno debba avere una possibilità, una chance.A quelle persone che hanno lavorato una vita, che vanno a casa definitivamente e non hanno un supporto affettivo, non hanno un domani tangibile, ma soprattutto vanno a casa con due spicci dopo una vita di lavoro. Il diritto è una di quelle fonti di ispirazione che mi ha sempre interessato molto, cantare nel diritto delle persone, questa è una cosa che ho battutto in lungo e in largo, sia per quanto riguarda le diversità, sia per quanto riguarda le divese facce di una città, di un contesto rurale… queste campagne di una volta, il fatto ch e si sia partiti dalla Puglia per andare al nord in fabbrica, trovandoci disconosciuti al Nord dove continuiamo ad essere terroni e stranieri al sud dove la tua casa è stata venduta una volta che sei partito… queste cose sono motivazioni molto serie per gli italiani, perchè noi siamo stati abituati male, avevamo un tetto sicuro, avevamo quello che la terra ci offriva, avevamo tutto ma siamo stati traditi, ci hanno trattato come se fossimo carne da macello, e questo non lo accetto, come non accetto più di cantare quella sofferenza, vorrei cantare finalmente ancora triangoli”
Fabio Magliano
Foto Alice Ferrero