Una chiusura eccezionale per la prima giornata del Festival della TV e dei Nuovi Media di Dogliani. Sul palco doglianese per due ore è andata infatti in scena la storia della televisione italiana; tra aneddoti, racconti e sketch rigorosamente improvvisati, Renzo Arbore, Nino Frassica e Maurizio Ferrini, incalzati da Aldo Grasso hanno narrato una televisione che non c’è più, una televisione dove regnava l’improvvisazione, nata per strappare un sorriso alla gente e mandarla a dormire «con un briciolo di allegria in più e qualche brutto pensiero in meno».
Una televisione che oggi è stata soppiantata da trasmissioni «usa e getta», perchè, come ha sottolineato Arbore «oggi per avere sempre l’ascolto alto e la notizia sul giornale bisogna fare una televisione «forte», con Sgarbi che si incazza, con la satira e le imitazioni pesanti…così si è sicuri che si finisce subito sui giornali, però è anche vero che quella televisione non dura nel tempo. Se si guarda ‘Techetechetè’ si vede che mettono solo più trasmissioni vecchie, quelle di Walter Chiari per esempio, perchè sono irripetibili. Oggi c’è pochissimo intrattenimento, c’è allegria ma non c’è la risata di cuore, quel varietà spumeggiante fatto per divertire la gente da comici improvvisatori che oggi non ci sono più».
Quei comici che trascinati dallo stesso Arbore nel 1985 fecero la fortuna della trasmissione cult «Quelli della notte», tanto celebre da trascinare questi comici nei salotti più in d’Italia, come quello della Famiglia Agnelli. Un aneddoto simpatico che il comico foggiano ricorda sorridendo «Fummo invitati a colazione a casa Agnelli ed io ci andai con alcuni colleghi tra cui De Crescenzo, bravissima persona con un solo grande problema: è un po’ tirato sui soldi. Ora, per andare da Agnelli a Villa Frescot si prende un taxi che poi rimane fuori dalla villa ad aspettare la fine del pranzo; quando stavamo ancora mangiando, Maurisa Laurito se ne uscì dicendo «ma fuori c’è ancora il taxi che ci aspetta!» E noi vedemmo De Crescenzo schizzare fuori per pagare il taxista e congedarlo. Ma quello non fu l’unico incidente accaduto in quell’occasione…io avevo il terrore di cosa potessero combinare i miei colleghi, ero spaventato dall’idea che Marisa potesse bersi l’acqua che serviva per sciacquarsi le dita…perchè era una colazione importante, di livello, con brodino e cose simili…ora lo posso dire: dopo andammo tutti a mangiare da un’altra parte…però fu meravigliosa».
E quindi via, tra ricordi, interventi di Frassica e Ferrini che con le loro caratteristiche cadenze hanno raccontato il loro incontro con Arbore e la nascita dei loro personaggi più celebri, dal «comunista romagnolo» de comico di Forlì a Fra’ Antonino da Scasazza dell’attore siciliano. Personaggi irresistibili anche oggi, tanto che la domanda nasce quasi spontanea «A quando il ritorno di Renzo Arbore in RAI?» La risposta dell’artista è però sagacemente amara «Sono parecchi anni che non mi chiamano. Loro credono che uno alla mia età sia rincoglionito…e li capisco, perchè anche io quando avevo 50 anni pensavo che quelli di 70 fossero sorpassati…loro hanno solo questa giustificazione, e mi dispiace, perchè io ho almeno 20 progetti pronti nel cassetto, anche se ormai non posso più farle perchè sono adulto…un adulto invecchiato…va beh, peggio per loro…ora lascio aspettare un po’ di tempo e poi vedo di farmi sentire io, anche perchè ci tengo a ricordare che io sono l’unico che non è mai andato dall’altra parte, in fondo alla RAI ci sono affezionato» Così come affezionato afferma di essere stato delle Gemelle Nete di Trinità, alle quali fece registrare la sigla del programma «Cari amici vicini e lontani» in una versione di «Un bacio a mezzanotte», come ricorda lui «con quella ‘o’ stretta che mi faceva impazzire» …ma a impazzire questa sera, tra ricordi e risate, è stata tutta la piazza di Dogliani, orgogliosa di essere stata messa per un paio di ore a tu per tu con la Storia, con la S maiuscola. Potere della TV, potere dei Nuovi Media.
Le immagini della serata nella FOTOGALLERY
Fabio Magliano
Foto Alice Ferrero
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