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Borgo San Dalmazzo intitola una via a Maria “Puna” Giraudo

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Giovedì 2 giugno alle ore 16,00 si terrà a Borgo San Dalmazzo la cerimonia di intitolazione a nome della Signora Maria Giraudo (detta Puna) della via che collega il piazzale antistante la chiesa della frazione Sant’Antonio Aradolo con l’area dove a suo tempo sorgeva l’osteria gestita proprio dalla Signora Giraudo.

Maria Giraudo (“Puna”) nacque il 15 febbraio 1903 a Borgo San Dalmazzo, Tetto Pilone. Emigrata in Francia con la famiglia, tornò a Tetto Pilone all’età di 14 anni. Nel 1924 si sposò con Bartolomeo Giraudo con il quale andò a risiedere a Sant’Antonio Aradolo, avviando una piccola tabaccheria con annessa bottega di generi vari ed un’osteria.
Dal matrimonio nacquero 4 figli: Bartolomeo, Giovanni Battista, Giuseppe e Mario. Durante la seconda guerra mondiale l’osteria di Puna diventò luogo di riferimento per i giovani partigiani aderenti alla banda Saben che qui si rifornivano dei pochi generi alimentari. Per questa ragione il luogo viene segnalato alle milizie fasciste e tedesche di Borgo San Dalmazzo che nel febbraio del 1945 compiono un’azione di rastrellamento il cui esito fu drammatico per la famiglia Giraudo: i due figli minori, infatti, che erano nei dintorni di casa a raccogliere legna persero la vita durante una sparatoria nella quale morirono, oltre a loro, un partigiano della banda Saben, un contadino padre di famiglia ed uno degli ebrei fuggiti da St. Martin Vesubie.
Un terzo figlio di Puna rimase ferito, fortunatamente in modo non grave.

Nel 1960 Maria Giraudo rimase vedova ma non abbandonò la piccola frazione di Sant’Antonio e la sua osteria ormai meta di molti, singoli e famiglie, di ritorno dalle passeggiate domenicali o da più impegnative salite al monte Saben.
Nel 1963 il Ministro per la Difesa le concedette la medaglia di Gratitudine Nazionale decretata alle madri dei Caduti per la Patria in guerra. Nel 1969 abbandonò l’attività della tabaccheria e solo nel 1982, ormai ottantenne, chiuse anche l’osteria. Nel 1980, su proposta dell’Onorevole Alberto Cipellini, cuneese, che trascorreva buona parte dell’anno in una piccola casa a Sant’Antonio Aradolo, le venne conferita l’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana.
La storia di Maria Giraudo è raccontata anche da Gianfranco Bianco nel capitolo del suo libro “3Galli e Dintorni” nel quale ricorda il processo al comandante delle milizie fasciste Salvi che si tenne a Cuneo dopo la guerra.

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