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Economia: nel 2015 la Granda ha esportato per 7 miliardi di euro

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In un Piemonte che nel 2015 ha fatturato, nei confronti dei mercati esteri, poco meno di 46 miliardi di euro, la quota di esportazioni espressa dalla provincia di Cuneo si attesta su un controvalore di poco superiore ai 7 miliardi, sostanzialmente stabile al confronto con il 2014 e corrispondente all’1,7 del totale nazionale del volume d’affari del commercio estero in uscita, incidenza che è rimasta in sostanza invariata nel corso degli anni recenti.

 

Dati di assoluto incoraggiamento e che, se analizzati dal punto di vista della loro composizione merceologica e delle loro tendenze evolutive, costituiscono altrettanti motivi di esortazione a vantaggio dei progetti intrapresi dalla Confapi provinciale cuneese in merito alla crescente promozione delle “Food Valley” che, allo stato attuale e ancor più potenziale, qualificano in maniera distintiva il distretto industriale ed esportativo della Granda. La classifica regionale di quelli che, infatti, sono i tre settori trainanti le vendite estere piemontesi annovera sui tre gradini del podio, a partire dal più alto, la filiera autoveicolistica e dei mezzi di trasporto (per 10,4 miliardi), seguita dalle produzioni di macchinari e apparecchiature per l’industria (per altri 8,4 miliardi) e, al terzo posto, dalla trasformazione agroalimentare che colloca sui mercati mondiali cibi e bevande per 4,4 miliardi a cui si aggiungono prodotti agricoli per ulteriori 428 milioni di euro.

 

Il dato dell’agrobusiness, sia industriale che artigianale, appare quindi, in termini obiettivi, quello che evidenzia i margini maggiori di una ulteriore, decisa espansione tanto produttiva quanto commerciale, da incoraggiare attraverso il sostegno agli investimenti in sistemi tecnologici e organizzativi di trasformazione diretta delle risorse disponibili in agricoltura. Un impegno che, sul versante sia manifatturiero che di logistica e packaging, viene riaffermato dal Presidente di Confapi Cuneo Pierantonio Invernizzi e dai due Vice Giuseppe Rossetto (che è anche a capo di Unionalimentari) e Luciano Piovano. Se si considera, poi, che nell’ambito di agricoltura e agroalimentare è la provincia di Cuneo a detenere, nello scenario piemontese, la quota di valore aggiunto storicamente più alta, allora è evidente che le strategie avviate su questo terreno abbiano una doppia ricaduta favorevole, per la regione in generale e la Granda in specifico.

 

“Le rilevazioni dell’osservatorio internazionale del Mise, il Ministero dello sviluppo economico, denotano anzitutto una sostanziale stabilità del commercio estero cuneese che nel 2015, al confronto con l’anno prima, è cresciuto dello 0,7 per cento, mentre il dato medio regionale parla di una impennata del 7 per cento – commentano i tre Dirigenti di categoria – Senza dubbio, i progetti intesi a incrementare le capacità di trasformazione diretta, oltre a rappresentare un qualificato polmone occupazionale in grado di supplire alla saturazione di altri settori stazionari anche in Granda, permettono di sfruttare appieno un potenziale altrimenti disperso tanto in ambito produttivo interno quanto nel contesto della promozione commerciale internazionale del made in Granda e in Piemonte. Le iniziative da parte nostra, a livello sia aziendale singolo che associativo, tendono appunto a rafforzare le filiere industriali interne e quelle della commercializzazione estera, nella piena consapevolezza della responsabilità regionale e nazionale che la provincia di Cuneo riveste negli ambiti della ricerca, dell’ampliamento produttivo e della promozione in un campo come l’agroalimentare”.

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