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Brexit: per la Granda una partita da oltre 438 milioni di euro di export

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La vicenda Brexit, che sta mettendo in fibrillazione le istituzioni politiche e finanziarie europee e mondiali, tocca da vicino anche la provincia di Cuneo: la Gran Bretagna, per la Granda, rappresenta infatti una partita economica di primissimo piano, pari a oltre 438 milioni di esportazioni oltre lo stretto della Manica certificate con riferimento al 2015, e in aumento sul 2014, dal Rapporto sull’economia provinciale della nostra Camera di Commercio.

Il made in Italy, e quindi in Granda, piace ai Cittadini di Sua Maestà, che formano infatti il terzo acquirente internazionale del paniere cuneese dopo i vicini francesi e la locomotiva tedesca.

 

“L’appello da rivolgere alle Istituzioni è quello, da parte nostra, a evitare l’eccesso di slanci emotivi che, ingenerando disorientamento fra le imprese, rischia di ripercuotersi sulle economie reale del nostro territorio, che hanno nell’export una valvola di sfogo di vitale importanza. A questo dato dobbiamo guardare in partenza, ed esortare tutti i livelli politico istituzionali a prevenire attacchi di panico allarmistico puntando su salvaguardia e consolidamento delle relazioni industriali e commerciali internazionali, un terreno strategico per una miriade di piccole e medie aziende già messe in difficoltà dalla stagnazione del mercato interno”, spiega il Presidente di Confapi, Pierantonio Invernizzi.

 

“Che occorra immaginare una rivisitazione della missione delle Istituzioni comunitarie europee appare indubbio, in quanto lo sbilanciamento sui capitoli contabili e finanziari dei singoli Stati, pur essendo una precondizione, non può essere il fine unico, come viene percepito da gran parte della pubblica opinione, in quanto si è dimostrato come ciò non risolva i problemi nazionali ma li aggravi. Anche strategie teoricamente meritorie come il Quantitive Easing, messo in atto dalla BCE al fine di immettere liquidità nel sistema economico reale, non si sono tradotte nella attesa scossa per sovvertire la non facile situazione finanziaria corrente di tante Pmi anche del nostro territorio.

 

Il primo imperativo tuttavia, in questi giorni turbolenti, è richiamare i Governi nazionale e regionale alla necessità di far sì che nell’attuale stato di confusione non si metta a rischio una quota di mercato molto rilevante per l’economia cuneese, in quanto la storia economica insegna che i fattori immateriali di tipo psicologico giocano un ruolo importante nel deterioramento o nel rilancio di indicatori come produzione, export e consumi. Parimenti, è necessario garantire il massimo dell’impegno statale e regionale per attuare tutti i progetti di investimento necessari all’utilizzo al 100% dei fondi europei assegnati a territori che, come il Piemonte e la Granda, primariamente li meritano”, aggiungono i Vice Giuseppe Rossetto e Luciano Piovano.

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