Nell’ambito delle molteplici attività di verifica sviluppate dalla Sezione Operativa della Compagnia della Guardia di Finanza di Biella, dirette al contrasto dei più insidiosi fenomeni di evasione fiscale, nel primo semestre del corrente anno, sono stati effettuati mirati interventi che hanno riguardato il settore della ristorazione con cibi da asporto.
Si è trattato, in particolare, delle rivendite di preparati da forno, come pizze, panini e piadine, gestiti da cittadini di etnia nord-africana o mediorientale, che vengono farciti con la tipica pietanza a base di carne, meglio nota come kebap. Le verifiche fiscali, che hanno riguardato il periodo dal 2011 al 2016, eseguite attraverso la disamina della documentazione contabile aziendale, hanno consentito di accertare molteplici e palesi incongruenze contabili.
E’, infatti, emerso che il 50% delle imprese visitate, dopo aver attivato le rispettive posizioni presso l’Agenzia delle Entrate, ha omesso di presentare le prescritte dichiarazioni annuali in materia di imposte sul reddito, IVA ed IRAP, non conservando alcuna documentazione contabile, nel vano tentativo di impedire la ricostruzione dei ricavi percepiti e sottratti alle pretese tributarie.
Le altre imprese, pur presentando le dichiarazioni annuali, vi esponevano ricavi di gran lunga inferiori rispetto a quelli effettivamente conseguiti. In tal senso, l’elemento che ha destato l’attenzione degli ispettori della Sezione Operativa, è stata la rilevazione di un consumo di farina irrisorio rispetto al quantitativo di carne o delle bevande acquistate e commercializzate.
Accade, infatti, che, nel tentativo di giustificare l’esiguità degli scontrini emessi, gli imprenditori provvedono ad acquistare, “in nero”, parte delle materie prime alimentari che, dopo essere state lavorate, vengono trasformate nelle pietanze da asporto. Attraverso controlli incrociati, è stato minuziosamente ricostruito il quantitativo degli alimenti impiegati e, quindi, determinate le porzioni potenzialmente vendute da ogni singolo esercizio. I risultati così ottenuti hanno permesso di accertare oltre ottocento mila euro di ricavi non annotati nelle scritture contabili e, conseguentemente, non dichiarati al fisco, oltre duecentomila euro di costi indeducibili, che erano stati inseriti in contabilità solo per abbattere indebitamente i già esigui ricavi registrati, nonché novantacinquemila euro di IVA non versata all’Erario.
Grazie ai controlli nei confronti della citata imprenditoria straniera, è stato, altresì scoperto un parallelo filone legato agli affitti “in nero”; infatti, in alcuni casi, si è scoperto che gli immobili nei quali venivano svolte le attività commerciali, erano stati affittati senza alcun contratto registrato – in un caso anche da dieci anni – e ciò a beneficio dei proprietari italiani che hanno percepito canoni mensili che vanno dai 700 ai 1000 euro. Nei confronti di questi ultimi, oltre all’evasione dell’imposta di registro, sono stati contestati i redditi derivanti dagli affitti percepiti e non dichiarati al fisco.
L’articolato filone operativo concluso dai finanzieri della Compagnia di Biella si inquadra nella quotidiana opera di tutela del bilancio dello Stato, nell’ambito delle funzioni di polizia economico-finanziaria del Corpo, in un’ottica di proficuo contrasto a coloro che decidono di porre in essere comportamenti fraudolenti al fine di sottrarsi all’adempimento dei propri obblighi al Fisco e generano, consequenzialmente, un notevole danno per le casse dello Stato.
c.s.