Sarà visitabile fino al 21 agosto presso Palazzo Tovegni di Murazzano la mostra Forma, materia e spirito di Roberto Demarchi presentata dalla Fondazione Bottari Lattes in collaborazione con il Comune di Murazzano
La Fondazione Bottari Lattes e il Comune di Murazzano hanno realizzato altre mostre in questi anni: Situazioni 1, nel 2013, con Hayman e Gatti, Taylor, Fanuli, Marchi, De Biasi; Situazioni 2, nel 2014, con Zanin, Gilli, Pergolesi, Daniele, Frapiccini, Mastromatteo, Romano; Italo Cremona ironico e visionario, nel 2015.
L’evento proseguirà poi dal 15 settembre al 6 novembre presso lo Spazio Don Chisciotte a Torino e dal 17 settembre al 12 novembre presso la Fondazione Bottari Lattes a Monforte d’Alba.
Un sottile fil rouge lega le tre mostre che la Fondazione Bottari Lattes dedica a Roberto Demarchi. Insufficiente sarebbe pensare ad una opportuna distribuzione in tre sedi diverse di un vasto corpus di opere che vanno dal 2001 al 2015 tratte da numerose mostre realizzate in precedenza dal pittore torinese e curate da storici e critici dell’arte quali Antonio Paolucci, Claudio Strinati, Luca Beatrice, opere sulle quali, negli anni, si è posata l’attenzione di scrittori e poeti: Andrea Zanzotto, Giovanni Raboni, Yves Bonnefoy, Gunter Kunert, Pavlos Matesis, Titos Patrikios ed altri hanno sentito di dover scrivere poesie e saggi sul suo lavoro.
L’arte di Roberto Demarchi, che si affaccia al mondo nella sua prima mostra nel 1969 (presentazione di Angelo Dragone) con stilemi decisamente figurativi ha, negli anni, trovato, non cercato, una intensa quanto misteriosa, nel suo farsi, sintesi di forma, materia e spirito.
La loro sinergia è una delle componenti essenziali di questo evento che si sviluppa in Palazzo Tovegni a Murazzano con la riflessione, attraverso un linguaggio pittorico astratto, sul momento aurorale del pensiero occidentale per poi navigare, nelle sale della storica sede della Fondazione a Monforte, nei mari profondi dell’origine della nostra comune storia e dei nostri comuni miti, così come narrati nell’Antico e Nuovo Testamento ed infine condensarsi in una antologia, un compendio esistenziale nello Spazio Don Chisciotte in via della Rocca a Torino.
Ed è proprio la vita, l’esistenza il collante che fa di queste tre componenti (forma, materia e spirito) il fil rouge che lega queste mostre.
Roberto Demarchi nasce a Torino, impara il mestiere del pittore a bottega in Via Cavour, a due passi da via della Rocca, ma la sua famiglia e tutta la sua ascendenza è delle Langhe, là dove, in alto, signoreggia Murazzano e dove, più in basso, si adagia Monforte.
Demarchi si iscrive in una tradizione di pittura astratta che ha precedenti illustri, italiani e stranieri, ma il suo modo di esprimersi è veramente unico e singolare e non può essere rapportato ad altre esperienze. Vi è nel suo pensiero figurativo astratto una sintesi singolare di speculazione filosofica e di istinto libero e scevro da qualunque intellettualismo. E’ rigoroso, il maestro Demarchi, fino ad un limite estremo che non ammette compromessi o modifiche rispetto alle acquisizioni cui è giunto (Claudio Strinati, Storico dell’arte).
I suoi dipinti accolgono la semplicità formale dell’astratto per lasciare spazio ad una più complessa articolazione concettuale. Sono interpretazioni di un mondo antico e mitologico, mettono in scena l’idealizzazione astratta dell’icona. Per questo Roberto Demarchi è un “pittore della scena”, capace di visualizzare in astrazione visiva la complessità dell’opera classica, evitando la maniera e la ripetizione. Perché, ci sembra dire, ogni quadro è un’epifania (Luca Beatrice, Critico d’arte).
Il nostro sguardo si concentra oltre il silenzio e, inquieto, penetra le ombrosità archetipiche di Roberto Demarchi… Sono spartiti pittorici rivolti alla luminosità dell’inesprimibile, in opposizione a quel raffigurato che dona, solitamente, finte certezze all’osservatore (Paolo Levi, Critico d’arte).
E’ la linea che altri hanno chiamato della “ classicità “. Forse potremmo meglio definirla la linea della ricerca (e poi della intuizione e della rappresentazione), dell’ordine insieme razionale e poetico che governa il mondo visibile. Di questa tendenza stilistica riflessiva e speculativa, fondata sulla felicità del ritmo e delle proporzioni. Sulla appagata filosofica contemplazione della natura delle cose, partecipa Roberto Demarchi, torinese (Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani).