“Attendere, bisogna attendere, almeno fino alla fine di agosto”. Nessuno tra i vignaioli contattati da Confagricoltura Asti vuole sbilanciarsi in una previsione sulla vendemmia 2016.
Il clima incerto e le ferite dell’ultima grandinata
Speranze e paure si condensano guardando il cielo. Se da una parte le calde temperature dei mesi di giugno e luglio fanno ben sperare – ma attenzione al proliferare delle muffe – dall’altra nessuno dimentica la violenta grandinata dello scorso 26 luglio, il martedì nero per i vigneti del sud Astigiano quando in poco più di mezz’ora vasti appezzamenti coltivati a Moscato e Barbera sono stati “spogliati” dalla furia della natura, con percentuali di danno fino al 100% nei comuni di Moasca, Castelnuovo Calcea e San Marzano Oliveto.
Un cataclisma di portata storica che va a sommarsi alla climatologia anomala registrata in vaste aree del territorio: questi fattori hanno portato Confagricoltura Asti, consultata la base associativa, a richiedere alla Regione Piemonte che sia concessa la possibilità di arricchire tutti i prodotti vitivinicoli della vendemmia 2016 nella misura massima dell’1,5% vol. a scopo precauzionale e la deroga al limite massimo del 13% per i vini rossi soggetti all’arricchimento.
Moscato e Brachetto protagonisti dell’estate
Meteo a parte, in queste ultime settimane le principali attenzioni della filiera vitivinicola sono state dedicate ai vitigni aromatici principi del territorio, Moscato e Brachetto, al centro degli accordi interprofessionali che Confagricoltura Asti ha duramente criticato per lo scarso coraggio – è il caso del Brachetto e l’accordo fotocopia del 2015 – e le basse rese – per il Moscato si prospettano 2000 euro in meno nelle tasche dei produttori.
Le previsioni vendemmiali dei tecnici di Confagricoltura Asti
La prudenza sulla prossima vendemmia accompagna anche i commenti dei tecnici di Confagricoltura Asti. Giuseppe Maschio, responsabile dell’ufficio zona Asti Sud di Confagricoltura Asti, dichiara: “Sarà una vendemmia nella norma o leggermente in ritardo. Anche se è prematuro stabilire delle date certe possiamo già costatare che i vitigni bianchi sono in linea mentre i rossi pagano un ritardo di circa dieci giorni. E’ probabile una vendemmia con quantità medie abbondanti soprattutto per il Moscato, più contenuta sui vitigni rossi come la Barbera”.
Giuseppe Tunesi e Alessandro Menotti, rispettivamente referente tecnico e segretario di zona dell’ufficio di Nizza di Confagricoltura Asti, concordano sulla necessità di attendere “almeno fino alla fine di agosto per una previsione più attendibile” ma al momento si prospetta una vendemmia “nei tempi previsti” e con una produzione “nei limiti del disciplinare”.
Infine Enrico Masenga, dottore agronomo e consulente tecnico di Confagricoltura Asti, riferisce che nel Nord Astigiano si stima un periodo di vendemmia “in ritardo di 10-15 giorni rispetto agli anni passati” e rileva diversi casi di peronospora della vite.
Rimedi antigrandine, servono davvero?
Sarà quindi ancora una volta il meteo a scandire i tempi e la qualità di un’annata ancora in profonda evoluzione e le amare sorprese per i vignaioli piemontesi potrebbero non essere ancora terminate.
E’ per questo motivo che molti produttori tentano di salvaguardare i propri raccolti con soluzioni dai risultati controversi. I tecnici di Confagricoltura Asti, in risposta alle richieste di approfondimento pervenute, si focalizzano sulle reti e i cannoni antigrandine.
Le reti antigrandine, spiegano, non sono congeniali per i pendii che caratterizzano l’Astigiano e, il loro utilizzo, qualora si possegga un terreno in pianura, rischia di deturpare i paesaggi UNESCO con antiestetiche colorazioni (dal bianco-verde al nero) che nulla hanno a che vedere con le infinite sfumature che rendono unico il nostro territorio e che i turisti pretendono di poter ammirare.
A quest’aspetto vanno aggiunti i costi proibitivi per la copertura di ampi appezzamenti e i problemi legati all’ombreggiamento generato dalle stesse reti.
Ancora più discutibile è l’utilizzo dei cannoni antigrandine, maggiormente diffusi nelle Langhe: se è complesso entrare nel merito della loro efficacia visti i pareri contrastanti – l’Arpa Piemonte si è espressa sull’argomento precisando che “non risultano esserci prove che dimostrino che i cannoni anti-grandine possano dissolvere o attenuare una nube temporalesca. […] non è dimostrato nessun principio di causa-effetto tra l’azione dei cannoni anti-grandine e la diminuzione della quantità di pioggia”, quel che emerge con maggior chiarezza è l’inquinamento acustico a danno della fauna locale.