In questi giorni drammatici per il nostro Paese, assume i toni della tragicommedia la richiesta di alcuni settori del centrosinistra di usare, e ribadisco usare l’emergenza sismica per prolungare l’agonia del Governo Renzi e della sua maggioranza soltanto più numerica e non politica né tanto meno popolare.
La proposta, ai limiti dello sciacallaggio politico, è venuta dai superstiti della Scelta civica (o cinica?) di Mario Monti e punterebbe a un rinvio della consultazione popolare di addirittura sei mesi, asserendo che sarebbe oggi più che mai necessaria la massima coesione per gestire gli interventi post sismici, lasciando da parte lo scontro politico legato ai fronti del Sì e del No alla “riforma” della Costituzione.
Come se, nel 2009, dopo la tragedia della calamità naturale che mise in ginocchio L’Aquila e l’Abruzzo, il Governo Berlusconi avesse rinviato le imminenti consultazioni elettive per i Comuni e le Province adducendo ragioni di solidarietà nazionale. Apriti cielo: la sinistra allora all’opposizione avrebbe gridato al colpo di Stato!
Siamo in presenza di tre emergenze concomitanti: economica, immigratoria e sismica. Sono oramai cinque anni che i cittadini elettori non sono messi in condizione di esprimere direttamente il Governo del Paese, e questa sottrazione di sovranità viene giustificata con un quadro di urgenze che, anziché tuttavia risolversi o attenuarsi come era stato promesso dai tecnici e dai loro sponsor, tende ogni volta ad aggravarsi ancora.
Adesso, l’urgenza e la tragedia del sisma vengono strumentalizzate per protrarre l’agonia di un Governo e di una maggioranza che stanno dimostrandosi terribilmente inadeguati a gestire i piani di assistenza e di primo ricovero per le famiglie che piangono i propri cari ancora sotto le macerie e che rischiano di non avere più un tetto che non sia quello di un tendone o di una roulotte.
La risposta unica della sinistra è di nuovo quella delle tasse, nuove o maggiori, per fornire uno stanziamento di fondi risibile al confronto con quanto il Ministero dell’Interno e le Prefetture stanno mettendo a disposizione per garantire l’alloggiamento delle migliaia e migliaia di clandestini che continuano a sbarcare in Italia.
Poi si punta il dito contro il solito sciacallo italiano, che con durezza assoluta va punito, ma si dimenticano i crimini e i disagi compiuti ogni giorno a danno dei nostri Concittadini da migranti mantenuti con fondi pubblici, episodi verificatisi anche in Piemonte e nella nostra provincia.
Proprio di fronte a questa ennesima manifestazione di impotenza governativa, il pronunciamento popolare non va rinviato sine die ma semmai confermato, perché è ignobile e barbaro che si speculi sulle vite umane per un calcolo di sopravvivenza politica di un Governo basato su una maggioranza parlamentare che è minoranza assoluta nel Paese.
Proprio perché occorre ristabilire una condizione di piena governabilità del Paese, fronteggiandone le vecchie e nuove emergenze, il pronunciamento popolare diventa una necessità non più rimandabile, e per questo diventa fondamentale mobilitarsi non solo a favore del NO ma anche e anzitutto a sostegno della indizione certa della consultazione referendaria. Il bilancio di questi cinque anni dimostra che togliere la parola al corpo elettorale non solo non risolve i problemi ma li rende più gravi e complicati.
Renzi e il Pd non si “preoccupino”: ci stanno già pensando i Cittadini, con le forze del volontariato e della vera solidarietà, come dimostrano le molte iniziative in partenza anche dalla nostra provincia, a fare ciò che dovrebbe essere fatto dal loro Governo.