I dati del 1° semestre pubblicati dall’osservatorio regionale per il mercato del lavoro sono allarmati per la provincia di Cuneo. Calano le assunzioni stabili e riprende l’aumento delle forme di lavoro precario e in particolare dei voucher, una forma salariale che penalizza i lavoratori e sottrae risorse al sistema previdenziale.
L’abbiamo detto in tempi non sospetti che il venir meno delle potenzialità dei sostanziosi incentivi messi in dote alle imprese avrebbe determinato per le aziende un calo sia delle assunzioni a tempo indeterminato che una minor stabilizzazione dei lavoratori precari. Avevamo definito dopati i dati occupazionali del 2015, ora ne abbiamo la riprova.
Se davvero si vuole imprimere una vera strutturale svolta al mercato del lavoro occorre finanziare con la prossima legge di stabilità un piano straordinario per l’occupazione.
Non ci può essere ripresa senza che vi sia un aumento di occupazione e salari. La strada che porta alla ripresa è quella del rilancio degli investimenti pubblici come volano per gli investimenti privati e per la creazione diretta di lavoro. Senza investimenti in lavoro, innovazione e ricerca non potremo immaginarci una ripresa credibile. La strada intrapresa dal Governo di una riduzione generalizzata dei diritti dei lavoratori, della liberalizzazione dei licenziamenti e di denaro a pioggia alle imprese è oramai in tutta la sua evidenza fallita.
E anche per il cuneese è necessario mobilitare le conoscenze e le capacità presenti nel realizzare progetti concreti sui ritardi e sulle inefficienze. In ogni caso la competitività futura richiederà un aumento del grado di innovazione e produttività del lavoro, un riposizionamento di prodotti e servizi sui mercati esteri, supporti all’accesso al credito. Per far questo c’è bisogno di tutti i soggetti presenti sul territorio: le Istituzioni, le parti sociali, l’università e le Fondazioni bancarie.
La Segreteria provinciale CGIL Cuneo