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Il Piemonte è la regione italiana con più pazienti e morti per tumore alla vescica

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E’ il Piemonte la regione in Italia con più pazienti e più morti di tumore alla vescica con un’incidenza del 15% in più rispetto al resto d’Italia.

 

Il tumore della vescica sarà uno dei protagonisti del Convegno di chirurgia “live” (presieduto dal professor Paolo Gontero della Clinica urologica dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino), che si terrà il 22 (dalle 13,30) e 23 settembre (dalle 8,30), presso l’Aula Magna dell’ospedale Molinette, dove esperti provenienti da tutto il mondo si confronteranno su uno degli aspetti più innovativi della sua cura: l’intervento di asportazione della vescica eseguito con tecnica robotica. In diretta dall’Università di Miami e dalle sale operatorie delle Molinette saranno effettuati interventi di asportazione e ricostruzione della vescica con una tecnica chirurgica considerata oggi la più innovativa e sofisticata per debellare uno dei tumori più subdoli ed invalidanti.

 

Il termine “killer silenzioso e travestito” ben si addice al tumore della vescica, se si pensa che il sintomo più frequente (la presenza di sangue nelle urine) raramente si associa a dolore. In altri casi invece l’esordio è ancora più subdolo, con sintomi quali i bruciori nell’urinare, facilmente confusi con una banale cistite.
Ma è davvero una malattia così pericolosa? Il 70% dei pazienti con tumore alla vescica riesce a conservare intatta la propria con una buona sopravvivenza, ma al prezzo di terapie spesso mal tollerate e controlli invasivi che si protraggono per anni. Nel restante 30% invece la malattia è molto pericolosa per la vita e solo un intervento tempestivo di asportazione radicale della vescica stessa può ridurre il rischio di morte. A ciò si aggiunge l’impatto talvolta devastante sul paziente in cui si renda necessario derivare le urine mediante un sacchetto.

 

Il danno sociale provocato da questa malattia è rilevante se si pensa che solo in Italia sono 220.000 le persone affette da questa malattia, che ogni anno provoca 5000 morti. La maglia nera va alla regione Piemonte, che con 20.577 pazienti e 550 morti all’anno si pone come una regione ad alto rischio per questa malattia con addirittura un’incidenza del 15% in più rispetto al resto d’Italia. Quali le ragioni di quest’andamento negativo dei dati piemontesi? Sicuramente uno dei fattori risiede nella popolazione più anziana rispetto alla media nazionale. Non bisogna dimenticare che il tumore della vescica è spesso una malattia professionale che colpisce lavoratori esposti a sostanze chimiche incriminate, quali coloranti o derivati delle lavorazioni del petrolio. Sebbene da tempo siano stati presi provvedimenti protettivi per i lavoratori a rischio, è possibile che oggi si vedano ancora gli effetti delle esposizioni professionali del passato in una regione come il Piemonte sede di industrie di vernici e dei derivati della gomma. Altro importante fattore di rischio è il fumo di sigaretta, che si stima sia responsabile di almeno il 60% di tutti i tumori della vescica.

 

Ci sono delle buone notizie nella cure di questa malattia? “Durante questo convegno verranno presentati gli ultimi progressi della chirurgia del tumore alla vescica e le innovazioni in campo farmacologico” – spiega il professor Paolo Gontero, della Clinica urologica universitaria delle Molinette e presidente del Congresso – “Da un lato la tecnica robotica di asportazione e ricostruzione della vescica rappresenta un passo avanti nel tentativo di ridurre le complicanze di un grosso intervento quale è la cistectomia ed il suo impatto psicologico sul paziente, mentre dall’altro si sono rese recentemente disponibili nuove molecole (immunoterapie) promettenti nel rallentare la malattia avanzata”.

 

Esiste un modo per prevenire questa malattia? “Una quota rilevante di tumori alla vescica è causata da sostanze tossiche, in primis il fumo di sigaretta che è responsabile del 60% di tutti i casi. Efficaci campagne preventive contro il fumo potrebbero ridurre drasticamente il rischio di contrarre questa malattia” – afferma il professor Bruno Frea, presidente onorario del Congresso e Direttore della Clinica urologica universitaria dell’ospedale Molinette – “A ciò dovrebbero aggiungersi maggiori investimenti nella ricerca di quelli che sono stati fatti sinora e che hanno reso il tumore della vescica un ‘killer a piede libero’”.

 

c.s.

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