Martedì 20 settembre 2016, si è svolta, presso il circolo ‘L Caprissi, un’interessante e coinvolgente conferenza dell’ambasciatore Luigi R. Einaudi.
L’evento, promosso dalla sezione cittadina del Movimento Federalista Europeo, in collaborazione con ‘L Caprissi e il Lions Club Cuneo, ha fatto registrare la presenza delle maggiori autorità lionistiche del Distretto 108 Ia3, tra cui il governatore Mauro Bianchi, unitamente a una numerosa platea di uditori.
L’incontro, incentrato sulla figura del Presidente Luigi Einaudi, si è avvalso della preziosa testimonianza del nipote, l’ambasciatore Luigi Roberto, che ha relazionato sulla base di un percorso esperienziale, riflessivo e argomentativo, emblematicamente titolato “Cercando di seguire le lezioni di mio nonno”.
Si è trattato di una traiettoria espositiva, in cui ai ricordi, agli insegnamenti ricevuti e al debito di riconoscenza, cementati da un profondo affetto parentale, si è aggiunto il continuo riferimento all’eccellente esempio di vita, di saggezza e di onestà costantemente dispensato dal nonno.
I lavori sono stati introdotti da Michele Girardo, che ha delineato i punti forti del federalismo e dell’europeismo einaudiani, sottolineando, in merito, i fondamentali apporti concettuali e culturali, facenti capo alla crisi dello Stato sovrano, alla distinzione tra federazione e confederazione, alla critica della Società delle Nazioni e dell’ONU, all’individuazione delle ragioni che portarono ai conflitti mondiali, all’analisi delle cause della guerra e dei mezzi per garantire la pace, nonché alla dottrina dello Stato federale.
Tematiche, quelle testé richiamate, che Einaudi affrontò e approfondì per oltre mezzo secolo, tra la fine dell’Ottocento e gli anni Cinquanta del secolo scorso , con una particolare accentuazione nel periodo della Grande Guerra e nel lustro successivo, quindi nell’arco di tempo che va dalla caduta del fascismo all’avvio dell’integrazione europea.
Il tutto, ha precisato Girardo, sulla base di una vocazione, di una convinzione e di una “sapienza politica” che fanno di lui un autentico pioniere del federalismo europeo.
Ha quindi preso la parola l’Ambasciatore, annunciando i passaggi salienti della sua relazione, incentrati, tra l’altro, sulle lezioni di vita ricevute dal nonno e sul come lui stesso riuscì ad applicarle nel corso della sua carriera diplomatica americana.
L’itinerario espositivo ha preso l’avvio dal 1944, quando Luigi Einaudi, ritornato in Italia dall’esilio svizzero, venne nominato Governatore della Banca d’Italia e successivamente, nel maggio del 1948, dal Parlamento a camere riunite, eletto Presidente della Repubblica.
La più alta magistratura dello Stato era completamente da impostare e interpretare secondo il dettato costituzionale. Lo stesso dicasi per il protocollo repubblicano e per l’ambiente del Quirinale. Qui, ebbe a dire il Presidente, “bisogna dare il buon esempio”. Il buon esempio e non soltanto un buon esempio, perché chi occupa la massima carica dello Stato ha la responsabilità di individuare le prassi migliori da trasmettere ai concittadini e ai propri successori.
Dunque occorre sempre dare il buon esempio e darlo in tutto, anche nei dettagli meno importanti.
Subentra poi, ha proseguito il relatore, una regola, costantemente praticata dal nonno e facente capo alla seconda lezione, “Fare le cose bene anche se non sarai ringraziato”.
Fare bene le cose, comunque, dovunque e in tutte le circostanze. La stessa volontà di firmare sempre lui, con il proprio “autografo”, tutti i documenti andava in quella direzione. Prassi che il nipote, quando divenne, più di cinquant’anni dopo, Segretario Generale dell’Organizzazione degli Stati Americani, volle praticare, senza utilizzare il timbro con la propria firma. Cercava in tal modo di emulare il nonno, dimostrando rispetto per il documento, per il suo contenuto e per le persone alle quali era diretto.
“Presta attenzione alla tua base”: ecco un’ulteriore e preziosa lezione. Luigi Einaudi, ha precisato il nipote, da Presidente della Repubblica non ha mai lasciato l’Italia. Aveva viaggiato molto precedentemente, aveva fatto quasi due anni di esilio in Svizzera, ma non andò mai all’estero durante il settennato presidenziale.
La Patria era per lui inconcepibile senza radici e senza radici si brancola nel buio.
Altra lezione: “Non scordare mai l’uomo comune”. L’intellettuale e l’uomo politico non hanno il diritto di decidere cosa va bene per il contadino o l’operaio. L’unico individuo che sa se le scarpe gli vanno è chi le porta.
Questa frase riflette una profondissima convinzione in merito al valore individuale della persona e al rispetto che le è dovuto al di là della condizione sociale ed escludendo ogni forma di settarismo politico.
“Evita le prime impressioni, le cose non sono sempre come appaiono”.
Altro insegnamento, ha precisato l’Ambasciatore, a corredo del quale ha riferito un fatto curioso ed emblematico.
Era cosa comune, durante gli anni del fascismo, vedere nelle case dei contadini un ritratto di Mussolini. Molte volte era appeso vicino alla porta di casa.
Quando passavano le autorità fasciste tutto sembrava in ordine. Ma, secondo il racconto del nonno, il contadino aveva messo il ritratto vicino alla porta così che, vedendolo mentre stava varcando la soglia, poteva sputargli contro senza che lo sputo finisse in casa.
L’Ambasciatore, dopo aver richiamato un’ultima lezione, “non dire mai oggi qualcosa della quale ti vergognerai domani o fra dieci anni o anche vent’anni dopo d’averlo detto”, ha illustrato il modo con cui, nel corso della sua vita diplomatica, ha cercato di seguire le regole e gli insegnamenti mutuati dal nonno.
Ha ricordato i princìpi operativi e le linee guida che hanno indirizzato la sua attività, tra cui la necessità di mantenere l’unità all’interno dei governi, il diffidare della pace imposta, il favorire le soluzioni in cui tutte le parti in conflitto abbiano a guadagnare qualcosa, l’essere rispettosi del diritto e il saper guardare in alto, verso traguardi sempre più ambiziosi.
L’utopia, ha detto il relatore, non si stempera nel miraggio dei sogni, anzi è necessario saperla coltivare. Purtroppo scarseggia nel mondo contemporaneo e gli ideali stentano a decollare e a scaldare i cuori.
È il caso, tra gli altri, di un nobile progetto, quello di creare gli Stati Uniti d’Europa.
È sempre attuale, ha concluso l’Ambasciatore, il monito di Einaudi: “Utopia la nascita di un’Europa aperta a tutti i popoli decisi ad informare la propria condotta all’ideale della libertà? Forse è utopia. Ma ormai la scelta è soltanto fra l’utopia e la morte, fra l’utopia e la legge della giungla”.
La conferenza ha suscitato un vivo interesse e un intenso coinvolgimento della platea, come dimostrato dalla tante domande rivolte al relatore. Segno evidente e tangibile di quanto il ricordo e l’apprezzamento nei confronti del Presidente Luigi Einaudi siano radicati e presenti nella realtà cuneese.