Il Tartufo Bianco d’Alba sbarca al Parlamento Europeo di Bruxelles, e non per allietare i palati degli euro parlamentari con la sua prelibatezza gastronomica. Il celebre fungo ipogeo “re delle Langhe” è stato infatti al centro ieri mattina di una discussione sulla petizione presentata per equiparare il trattamento fiscale e giuridico del tartufo in Italia a quello degli altri Paesi Ue.
Il documento, curato dall’avvocato Roberto Ponzio, è stato presentato dall’eurodeputato Alberto Cirio in rappresentanza della Città di Alba, dell’Ente Fiera internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, del Centro nazionale studi sul tartufo e dell’Associazione commercianti albesi.
“La petizione è stata presentata per porre fine ad un’ingiustizia – spiega l’eurodeputato Alberto Cirio – perchè il sistema italiano, oggi, penalizza tutto ciò che verte attorno al tartufo, dai cercatori ai commercianti, una penalizzazione rispetto ai colleghi francesi, croati, tedeschi… e questa è un’assurdità. Stare in Europa a volte è difficile, per una volta che stare in Europa può portarci dei vantaggi e può farci trattare come tutti gli altri è bene che sia fatto”.
La petizione ha già prodotto l’importante risultato di abbassare l’Iva applicata sul tartufo dall’Italia dal 22 al 10%. La Commissione europea, infatti, riconoscendo una penalizzazione ingiustificata del nostro Paese, ha chiesto al Governo italiano di adeguarsi altri Stati dell’Unione, dove il tartufo viene considerato un prodotto agricolo con un’Iva che va dal 4 al 10%.
“Un secondo importante aspetto contenuto nella petizione riguardava però il riconoscimento del tartufo come prodotto agricolo spontaneo, al pari del porcino – spiega Alberto Cirio – Un elemento fondamentale per garantire la libera raccolta e, allo stesso tempo, poter accedere ai fondi europei del Piano di sviluppo rurale che oggi perdiamo a favore di altri Stati. Su questo l’Europa si è espressa oggi e all’Italia verrà chiesto di modificare finalmente lo status giuridico del tartufo. Che evidentemente è un prodotto agricolo spontaneo ovunque: in Croazia, come in Francia, come in Italia. Sia chiaro che questo non pregiudicherà né limiterà la libera ricerca da parte dei trifolau italiani”.
“L’assurdità è che nel nostro Paese i funghi, in quanto prodotti agricoli, sono sottoposti al regime del 4% – sottolinea l’avvocato Roberto Ponzio – mentre il tartufo, che non è altro che un fungo ipogeo, deve sottostare a un’aliquota maggiore. La discriminazione deriva proprio dal fatto di non considerarlo un prodotto agricolo, come invece avviene nel resto d’Europa. Il tutto a danno del consumatore”.
Presente a Bruxelles anche Mauro Carbone, direttore del Centro nazionale studi tartufo, insieme a Maurizio Bazzano dell’Associazione Tartufai Liguria, Stelvio Casetta dei Tartufai Alba, Giancarlo Bressano in rappresentanza dei Trifolau del Monregalese e in qualità di vice presidente dell’Associazione proprietari di piante da tartufo, Antonio Pinna per i Tartufai delle Terre Aleramiche, Pierantonio Botto per i Trifolau Astigiani e Monferrini, Giacomo Carpignano per l’Associazione liberi cercatori Asti, e Luca Bannò per i Trifulau Torino.
“Oggi si è parlato di fisco – ha aggiunto Mauro Carbone – ma se il tartufo verrà riconosciuto come prodotto agricolo spontaneo si potrà finalmente non solo parlare, ma anche usufruire di tutte le politiche di valorizzazione e tutela ad esso garantite”.