E’ stata inaugurata ieri, sabato 22 ottobre, al Museo Civico di Cuneo, nel complesso monumentale di San Francesco, la terza e conclusiva fase del progetto “Prove per un nuovo museo”.
Al primo piano del salone del Museo sono stati allestiti 14 corredi di età longobarda che provengono dagli scavi archeologici eseguiti nella frazione Ceriolo di Sant’Albano Stura. Di fronte ad un buon numero di visitatori e a diverse autorità (tra cui il neo comandante provinciale dei carabinieri Domenico De Biasio e il Questore Giovanni Pepè), il dirigente comunale del settore Cultura Bruno Giordano, da buon padrone di casa, ha introdotto i temi principali della mostra, cedendo poi la parola ai principali artefici che l’hanno resa possibile.
Alessandro Spedale, assessore alla Cultura del Comune di Cuneo, ha voluto sottolineare il grande lavoro di squadra che è stato fatto: “C’è stato il contributo di diverse componenti – ha detto -, sono intervenuti il Comune, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Province di Asti, Alessandria e Cuneo, la Fondazione Crc , e c’è stata anche la collaborazione della Regione Piemonte. Parliamo di un lavoro che è consistito in tre step, una triennalità importante che ha dato vita ad un unicum che dà prestigio alla città e a tutto il territorio, anche dal punto di vista turistico”.
Giandomenico Genta ha parlato con orgoglio del contributo che la Fondazione Crc, che presiede, ha fornito per questa mostra, sottolineando la volontà di dare continuità e attenzione a questo tipo di interventi. E’ stata poi la volta di Egle Micheletto della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Province di Asti, Alessandria e Cuneo, che ha curato gli scavi: “E’ il terzo appuntamento a distanza di pochi anni – ha spiegato -. La necropoli longobarda messa in luce è straordinaria per numero di tombe (776) e ci dà la possibilità di indagare con criteri di archeologia moderna un sito importantissimo per lo studio dell’Alto Medieovo italiano”.
Dopo gli interventi introduttivi, sono state aperte le porte del museo, e i visitatori si sono riversati nella sala al primo piano per ammirare l’allestimento, fatto in maniera davvero originale e innovativo, al passo con le nuove tecnologie, con filmati, una gigantografia della ricostruzione della necropoli del VII secolo e anche riproduzioni tattili di grandi dimensioni dello scavo archelogico.
Come si diceva, si tratta di un unicum nel panorama storico archelogico italiano, per estensione e per quantità di esposizioni. La necropoli si colloca sul terrazzo fluviale dello Stura: le 776 tombe indagate documentano l’utilizzo del cimitero per circa un secolo (il VII, con un’estensione agli inizi dell’VIII secolo d.C.).
I corredi rinvenuti ed esposti hanno permesso di aumentare la conoscenza dei Longobardi. Tra quelli maschili, si possono ammirare armi, come coltelli e asce, e le cinture con decoro ad agemina, con motivi, molto spesso animali, disegnati mediante fili d’argento e ottone inseriti nelle incisioni e poi martellati. Tra i corredi femminili ricorrono spesso monili, spille con raffigurati ancora gli animali, ma anche orecchini, che non sono tipici della cultura longobarda, ma testimoniano l’influenza a seguito del contatto con la cultura tardo-romana.
L’esposizione può essere visitata durante gli orari di apertura del museo: da martedì a domenica dalle 15,30 alle 18,30 al costo di ingresso di 3 euro.
Gabriele Destefanis