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I diritti degli animali da allevamento: parliamone, ma senza pregiudizi e forzature ideologiche | L’allevatore è il primo interessato al benessere animale perché, oltre a essere un valore etico, è un fattore decisivo per migliorare la produzione

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Dalle buone pratiche diffuse dai Comizi agrari agli inizi del Novecento al recente Expo milanese dedicato al tema “Nutrire il pianeta”, il discorso sul miglioramento zootecnico è alla base – prima ancora che della tecnica – della filosofia stessa del concetto di allevamento finalizzato alla produzione alimentare.

Un immenso sforzo culturale portato avanti dal mondo scientifico e della ricerca, dalle istituzioni, dalle organizzazioni di categoria ha consentito all’umanità di potersi sfamare accrescendo sensibilmente la qualità della vita.
Ma tutto questo sembra passare in fanteria, a fronte di tanta informazione “ideologica” dei movimenti animalisti e dai circoli vegani che oggi – grazie anche alla dilatazione degli spazi di comunicazione via Internet e sui social – irrompe con inaudita violenza nel dibattito pubblico, spaventando i consumatori.

E pazienza se al danno indotto da teorie, la cui valenza scientifica è ancora controversa, si aggiungono poi danni reputazionali ed economici rilevanti per l’intera zootecnia nazionale. Il tanto peggio, irresponsabilmente, diventa tanto meglio.
L’argomento è al centro di una lettera aperta che il dottor Alessandro Fantini, presidente della Società italiana di Buiatria, ossia dei medici veterinari che si occupano della salute e del benessere dei bovini, ha pubblicato sulla rivista Ruminantia.

“Parlando delle mucche che noi chiamiamo vacche – scrive Fantini – la non conoscenza degli esseri viventi porta l’uomo ad assumere spesso l’esecrabile atteggiamento dell’antropomorfizzazione, ossia del credere che gli animali provino gli stessi disagi, le stesse emozioni e abbiano le stesse preferenze degli uomini. E’ un discorso che nasce da lontano. Molte razze di cani e gatti vengono selezionate per assomigliare sempre di più all’uomo, E’ un’espressione comune – rileva Fantini – nel giudicare bello uno spazio naturale, dire che sembra finto, ossia costruito dall’uomo. Un diffusissimo errore di fondo nel giudicare il benessere degli animali, siano essi domestici che selvatici, è proprio l’antropomorfizzazione”.

L’ignoranza regna sovrana. Come la disinformazione interessata a fare audience a buon mercato.

Certo che, sottolinea Fantini, “è difficile e sconcertante per gli allevatori sentirsi impartire lezioni di benessere degli animali d’allevamento da chi non ha mai fatto un’esperienza diretta e culturale dell’etologia dei ruminanti domestici. Sorprendente e sospetto è anche il rifiuto ideologico a ogni forma di dialogo e confronto”.

Soprattutto considerando che molti allevatori, proprio perché sensibilizzati e coinvolti in prima persona, incaricano veterinari consulenti appositamente formati e specializzati, per ottenere il miglioramento della situazione di benessere nelle loro stalle.

Ciò dimostra la disponibilità ad ascoltare professionisti e ad aggiornare le pratiche di allevamento.

Spiega Fantini nella sua lettera aperta: “Alcuni esempi relativi alle vacche da latte possono aiutare chi ha interesse ad ascoltare e comprendere meglio alcuni aspetti.

Il benessere della vacca da latte, al di là dell’essere una precauzione etica, è un fattore di produzione. Questo concetto deve essere ribadito senza se e senza ma.

Il dolore e la sofferenza sono assolutamente incompatibili con la produzione di latte e la riproduzione.

E’ soprattutto per questo che la maggior parte degli allevatori ha dotato gli allevamenti di superfici di riposo ampie, confortevoli e non scivolose, di sistemi di raffrescamento per l’estate, di spazzole per grattarsi, riparo dalle intemperie, pronta cura per le malattie, acqua e cibo a volontà”.

Occorre non dimenticare che gli allevatori nel loro lavoro quotidiano devono rispettare apposite leggi europee in materia di benessere, ed il loro operato è sottoposto al controllo di organi di vigilanza preposti (quindi la gestione degli animali non è lasciata al libero arbitrio).
Purtroppo, come in tutte le comunità umane, non tutto è sempre perfetto. Esistono persone, e anche taluni allevatori, che maltrattano gli animali, o meglio che non gli concedono il dovuto benessere, ma che così facendo maltrattano in primis se stessi perché animali impauriti o mal tenuti non producono assolutamente alcun reddito. Come avviene in ogni civiltà umana esistono leggi e regole da rispettare e chi delinque deve essere sempre punito.

“Questo – conclude Fantini – è quanto avviene anche per chi non rispetta gli animali e chi non rispetta l’ambiente. Ma chi vuole eticamente difendere i diritti e il benessere degli animali da reddito e dell’ambiente, e non ha altri fini ideologici o economici, ben lo sa.
Invece chi arringa la folla sui diritti degli animali, il più delle volte lo fa partendo da un presupposto sbagliato nelle fondamenta”.

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